Dati allarmanti quelli diramati dalla Caritas di Imola sulle povertà, che cozzano palesemente con quello che spesso si sente dire da chi Governa la Città in termini di sviluppo, coesione sociale e crisi. L’anno scorso si sono rivolti alla Caritas di Imola 724 persone, 322 italiani (44,5%), 62 stranieri U.E. (8,6%), 340 stranieri extracomunitari (46,9%), un numero costante e nello stesso tempo preoccupante rispetto al 2015. Apprezziamo la scelta della Caritas che ha interrotto la prima accoglienza con retta dallo Stato, a differenza dei Comuni del territorio che non vorrebbero nuovi profughi, ma nello stesso tempo partecipano con il Circondario a bandi per averli, non curandosi dei nostri poveri che aumentano giorno dopo giorno .In questo modo con il passare del tempo si corre il rischio di alimentare una “guerra tra poveri”. Siamo già di fronte ad un’emergenza abitativa che non ha precedenti nella nostra Città e nell’intero Circondario, di sfratti che continuano ad aumentare, di alloggi Acer che non vengono ristrutturati, di appartamenti sfitti che non vengono recuperati e in piu’ anche a Imola gli stranieri superano il 10%, la media del Circondario è del 9,8% con Fontanelice al primo posto con il 13,4% per cento di stranieri sul totale della popolazione. A fronte di politiche abitative e sociali che non rispondono ai nuovi bisogni creatisi anche per i nostri connazionali. La Caritas lo ha capito i Comuni ancora no! Quali sono le motivazioni per cui non ci si rende conto che si fa fatica a dare risposte ai nostri poveri , ma si continua a chiederne altri (stranieri) sul nostro territorio? Stanno crescendo le situazioni di vulnerabilità, di povertà non ancora conclamata e le Istituzioni del territorio non possono nascondere la testa sotto la sabbia, parlare a vanvera e pensare solamente agli ultimi arrivati.
Simone Carapia
Capogruppo Fi Imola