A Imola, presso il Seminario Diocesano, sabato 8 ottobre si è svolta una Giornata di riflessione sul tema “Adolescenti CONNESSI alla ricerca di sé – Ragazzi alle prese con nuove tecnologie e social network”
L’Istituto La Casa di Imola, Ente per le Adozioni Internazionali, che si occupa da molti anni delle famiglie nel percorso adottivo, ha organizzato questo incontro dedicandosi a un tema molto attuale, l’utilizzo di nuove modalità di comunicazione da parte degli adolescenti, che sono alla ricerca della propria identità, uso che sta diventando frequente ad un’età sempre più precoce. Per quanto riguarda l’adozione, la possibilità di ricercare informazioni via internet rende sempre più possibile l’accesso a dati o ai contatti con membri delle famiglie di origine dei ragazzi. Tale esperienza può diventare critica e complessa sia per i genitori che per i figli stessi, che non sempre sono adeguatamente preparati ad essa.
L’incontro, che ha visto la partecipazione coinvolta ed entusiasta di circa 170 persone tra genitori, adottivi e non, operatori dei Servizi pubblici, insegnanti e studenti, è stato introdotto dai rappresentati delle istituzioni (Comune di Imola, ASL Imola, Regione) e dall’ intervento della dott.ssa Caterina Mallamaci, responsabile regionale dell’Istituto La Casa.
L’intervento centrale è stato condotto dal dott. Matteo Lancini, psicoterapeuta, presidente della Fondazione Minotauro e docente presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università Milano-Bicocca (autore del recente libro “Adolescenti navigati. Come sostenere la crescita dei nativi digitali” ), che ha portato in modo brillante le sue considerazioni sulle criticità dell’uso delle nuove tecnologie per la comunicazione, ma anche diverse riflessioni sulle potenzialità creative che questi mezzi, così come la comunicazione attraverso i social network, hanno per le giovani generazioni.
Al suo intervento è seguita la testimonianza molto toccante di un giovane 23enne, Alan Terracciano, di origine colombiana, il quale ha portato la propria esperienza di figlio adottivo che, proprio tramite i social, ha potuto ritrovare alcuni membri della propria famiglia di origine. Il giovane ha evidenziato come tale ricerca sia andata ad integrare la propria identità, consentendo di rimettere insieme frammenti della propria storia e affetti importanti, senza per nulla intaccare il valore della propria attuale famiglia adottiva.
Entrambi gli interventi, ed anche quelli seguiti dei partecipanti nel dibattito, hanno evidenziato la centralità di una relazione educativa che accompagni questi processi, che proprio per le novità e possibilità di cambiamenti culturali e sociali che comportano, hanno in sé anche grandi potenzialità.
Nella dinamica genitori-figli diventa quindi di evidente importanza la capacità di instaurare precocemente una relazione che, attraverso l’interesse e l’ascolto, insieme alla capacità di contenimento, costruisca per i figli fiducia, e quindi la possibilità di aprirsi, anche per chiedere aiuto.
Contemporaneamente al seminario per gli adulti, si è svolto un laboratorio, molto partecipato, per i ragazzi dai 12 ai 15 anni centrato sul buon utilizzo dei mezzi informatici e social network, condotto dall’Associazione PlacEvent di Bologna.