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BARBARA TOZZOLI: “ARTE MIGRANTE A IMOLA”

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“Ma no che non canto. Cosa canto a fare? Non so le parole, non ho nessuna
canzone preparata, non sono abbastanza brava!”
Sono fatta cosí: nelle cose entro in punta di piedi, senza far rumore. Cerco di stare
nell’ombra, di non farmi vedere. Mi piace entrare poco a poco nelle nuove avventure,
piano, con lentezza. Studio la situazione, il luogo, le persone; poi mi lascio andare.
Con Arte Migrante non è stato possibile. Appena sono entrata dalla porta sono stata
investita e pervasa da una sensazione nuova, da una ventata d’aria fresca. Appena
varcata la soglia mi sono sentita parte d’un tutto sebbene, questo tutto, non lo
conoscessi ancora. La prima cosa che mi ha colpita sono stati i sorrisi: bellissimi,
splendenti sorrisi di persone profondamente diverse ma incredibilmente simili.
Arte Migrante nasce a settembre 2012 grazie a Tommaso Carturan, un giovane
studente di antropologia, e alcuni amici conosciuti a Bologna e all’università.
L’iniziativa è apartitica e aconfessionale e organizza serate settimanali invitando
chiunque: dai cittadini bolognesi che hanno vissuto tutta la loro vita sotto le due torri
a persone emarginate che, a volte, non parlano neanche una parola di italiano.
L’obiettivo è quello di far sentire le persone incluse in un contesto amichevole e
aperto, libero da pregiudizi, che sappia costruire qualcosa andando oltre le
differenze linguistiche e culturali. Sono proprio queste differenze che rendono Arte
Migrante un caleidoscopio di colori e una koinè di popoli.
Da Bologna, in poco tempo, questa magnifica iniziativa si è allargata a macchia
d’olio in tutto il circondario arrivando prima a Modena e, ieri sera, anche a Imola. Una
delle organizzatrici, Silvia, ha conosciuto la realtà bolognese attraverso il suo
ragazzo e ha subito pensato di proporla anche a Imola poiché, con la sua ricca
varietà culturale, sarebbe stato il luogo perfetto per farle prendere piede. Così è stato
e, con l’aiuto di alcuni amici (Federico, Andrea, Federica, Riccardo, Giulia e Giulia),
ieri sera hanno dato inizio a quella che, si spera, diventi una bella routine del
mercoledì sera imolese.
Appena hanno avuto l’idea di Arte Migrante sono immediatamente entrati in contatto
con diverse associazioni imolesi che, entusiasti all’idea, hanno subito dato una mano
nell’organizzazione: in primis l’Oratorio Santa Caterina che ha messo a disposizione
a titolo completamente gratuito una delle loro sale per gli incontri.
L’arte è la parola chiave della serata. Ci sono balli, ci sono canzoni, barzellette,
racconti, poesie. Qualsiasi persona voglia condividere qualcosa è libero di farlo. Si
sta seduti in cerchio: nessuna gerarchia, nessun cittadino di serie A o serie B, si è
tutti uguali in ogni istante. Come sono entrata mi hanno subito invitato a presentarmi,
mi sentivo cosí timida e a disagio, ma mi sono fatta forza: mi sono guardata intorno e
c’erano solo magnifici esseri umani con sorrisi genuini e puri.
Come ogni istante della mia vita che mi ha toccato il cuore l’ho vissuto con un nodo
in gola, con la vista annebbiata dalle lacrime della commozione. Mai avrei pensato
che persone totalmente sconosciute mi potessero dare tanto: canzoni in francese,
preghiere egiziane, rivisitazioni acustiche di canzoni reggae, ritmi subsahariani
magistralmente suonati su un tamburo… È incredibile come persone che non
parlano neanche la tua lingua possano toccarti nel profondo in modo cosí semplice e
diretto. La musica unisce ciò che nella vita di tutti i giorni percepiamo come diverso e
distante.
Arte Migrante è stata un’esperienza unica come una perla rara: avrei voluto avere il
coraggio di quei ragazzi e quelle ragazze che si sono spogliati di paure e timidezze e
si sono lanciati andare per condividere con me, con noi, quella piccola parte di loro.
Li ringrazio tutti, ad uno ad uno, per avermi scaldato il cuore e avermi fatto sentire
parte di una grande famiglia. Spero che anche quei ragazzi, così lontani dai loro
paesi di origine, cosí lontani dalle loro culture; si siano sentiti, anche solo per un
istante, accettati, amati e a casa.
Tommaso ha scritto una canzone riguardo a questa bellissima esperienza il cui
ritornello dice: “perché vogliamo volare come aquile nella tempesta e spenderci
insieme per il bene che manca e il male che resta, perché dedicarsi a se stessi
sembra importante ma dedicarsi agli altri è un amore più grande”. Ecco, con questa
frase vorrei ricordare che ogni persona, indipendentemente dal sesso e dall’età, è
invitata a prendere parte da questa splendida iniziativa che si terrà ogni mercoledì
dalle 20.15 all’Oratorio Santa Caterina in via Cavour 2/E.

Barbara Tozzoli