Riceviamo e pubblichiamo
Egregio direttore,
si è appena conclusa la manifestazione Restart nel quartiere Marconi ed abbiamo ancora negli occhi e nel cuore alcune immagini.
Le persone di tutte le età che girano sotto gli interessanti murales chiedendosi che cosa significhino, a volte incantati, commossi, a volte urtati, c’è chi dice che sono brutti (brutto è lo stato in cui versano gli immobili ed il degrado di alcune zone!). Ci vuole un bambino di 9 anni per chiarirci che l’essere con le serrature al posto degli occhi e con le chiavi nelle mani rappresenta l’uomo chiuso in se stesso che potrebbe aprirsi gli occhi e non lo fa, per non dire nell’immigrato a rovescio prima identificato con Gramsci, per poi scoprire che si tratta di Giuseppe Mazzini, primo imolese emigrato in Sud America (quando gli immigrati eravamo noi).
I ragazzi con la maglietta bianca che in perenne movimento si prodigano, a volte nella confusione, per organizzare feste ed attività, dopo aver incontrato nei mesi precedenti gli inquilini dei condomini e le realtà del territorio (come la nostra parrocchia del Carmine, la Scuola Marconi, il Centro Sociale Giovannini…) con cui hanno instaurato collaborazione.
Il fatto che la nostra Festa della Casa del Fanciullo si sia integrata con questo progetto, il rosario per il quartiere recitato nel parco usando le strutture della manifestazione, nel rispetto di tutte le persone, per trasmettere che per riqualificare un quartiere occorre riqualificare prima di tutto i cuori e le nostre relazioni, includere e lasciarsi includere. La Juvenilia che attraverso il calcio vuole essere realtà di inclusione per tutti i ragazzi del quartiere e che ora ha le strutture rallegrate persino da “Holly e Benji”. Le “ragazze cattive del teatro…”. Don Gianni con i suoi parrocchiani che con occhi felici stringono le mani a tutti (parrocchia uguale chiesa tra la gente).
Le signore settantenni che si ritrovano amanti del rap mentre friggono le patatine fritte, i bambini che corrono e giocano liberamente per un parco spesso poco frequentato (tranne quanto il centro Giovannini organizza qualcosa) e maltenuto, le famiglie che abitano a 50 metri dal Parco di via Cenni che scoprano che può essere un posto da frequentare, quelli vicini ai 50 che imparano a fatica il nome beat box, i ragazzini che si sfidano a suon di canto con impegno. I murales ed i laboratori alla Scuola dell’Infanzia Madonna del Carmine, il centro sociale Giovannini irrazionalmente dipinto da improvvisati giovani artisti, che attende di essere dismesso per poi essere sostituito con una nuova struttura (speriamo!).
La disponibilità, cordialità e simpatia degli artisti, molto entusiasti di potere mostrare e illustrare la loro arte! In molte scuole il lunedì mattina gli argomenti più gettonati tra gli studenti erano le interpretazioni dei murales e l’impressione di aver preso parte ad un qualcosa di significativo.
…E ci sono le lamentele di alcuni sul rumore, sul genere musicale o sui soggetti dei murales… dove ci sono le persone ci può anche essere questo, ma anche queste situazioni a volte diventano occasione di serio confronto. Sempre meglio fare ed impegnarsi però (“A cosa serve avere le mani pulite se le avremo tenute in tasca!”). Tutti i problemi del quartiere risolti? Sarebbe irresponsabile pensarlo, ci sono politiche abitative da ripensare, la mediazione sociale da potenziare senza lasciare sola la Caritas, il parco da continuare a riqualificare, gli abitanti da coinvolgere e responsabilizzare maggiormente, le realtà che già vi operano per l’inclusione come Caritas, Centro Giovannini, Juvenilia, scuole, da sostenere nei fatti.
Ci è piaciuto però molto il fatto che un’associazione di giovani (Noigiovani) si sia impegnata con passione e con slancio. Il Papa nell’ ultima giornata della Gioventù ha incitato a non cadere nella “paralisi della comodità”. E qui ha denunciato la “felicità del divano” che crede che per essere felici abbiamo bisogno di star comodi su “un divano contro ogni tipo di dolore e timore”, che rende “narcotizzati, imbambolati, intontiti”, “mentre altri, forse più vivi, ma non più buoni, decidono il nostro futuro”. Non siamo nati per “vegetare” anche se i ragazzi narcotizzati fanno comodo a tanti. Non c’è solo la droga che narcotizza, ci sono anche “altre droghe socialmente accettate che finiscono per renderci schiavi”.
Il giorno seguente nel quartiere molti hanno iniziato a chiedere quando si sarebbe rifatta la manifestazione, qualcuno ha cominciato a proporre mercatini periodici, film all’aperto, alcune famiglie si sono date disponibili per collaborare, chissà se i divani degli abitanti del quartiere rimarranno più vuoti!
È un grande grazie che vogliamo esprimere agli organizzatori di Restart , per il loro entusiasmo, il lavoro che hanno portato avanti e l’attenzione e collaborazione che hanno avuto verso tutte le realtà del quartiere.
Il consiglio Pastorale parrocchiale della parrocchia del Carmine