Ho partecipato in queste settimane a molti momenti di ricordo dei fatti di 71 anni fa che in qualche modo hanno riguardato la vita della nostra città di quei giorni.
Ho apprezzato le parole pronunciate dal sindaco e dagli assessori di turno, parole mi auguro non dettate dalla circostanza che comunque hanno il merito di tentare di aprire uno spiraglio verso l’abbandono dell’odio politico esasperato di quei giorni che oggi non si è ancora del tutto sopito.
Quanti anni dovranno ancora passare?
Mi sarebbe piaciuto che anche al monumento dei soldati polacchi fossero stati presenti gli studenti come al pozzo Becca. E tanto avrei gradito ascoltare accanto alla condanna delle nefandezze del nazi-fascismo anche l’altra parte della verità, quella dei soprusi e degli assassini di cittadini inermi, preti compresi, rei solo di non essere comunisti.
Sono passati 71 anni da quei giorni del 1945 ma i tentativi sempre più pressanti anche da parte di chi appartiene all’area politicamente prossima ai sostenitori della resistenza di fare chiarezza sulla verità storica degli eventi di quel periodo, trovano ancora l’ossessiva censura di chi vuole con incomprensibile ostinazione mantenere viva solo una parte della verità, la loro ovviamente. La bibliografia sugli efferati delitti dei mesi che seguirono la liberazione è ampia e documentatissima ma di essi non se ne deve parlare e chi prova a farlo è sottoposto a purghe di stampo staliniano.
C’è nel nostro paese una prassi che definire curiosa è riduttivo. Se un antifascista è stato ucciso dai fascisti, ha tutto il diritto di vedersi intitolata una strada, una piazza, una scuola; Imola è piena di questi riconoscimenti. Ma se l’ucciso dai comunisti è il fascista o il presunto tale, e di questi le cronache sono piene di esempi, allora scatta la condanna del silenzio, non se ne deve parlare anzi spesso si deve negare che quei fatti siano mai avvenuti.
Se veramente le tante parole pronunciate sono autentiche bisogna smetterla di condannare sempre e soltanto gli eccidi di una parte ma occorre avere il coraggio autenticamente democratico di riconoscere la verità della storia e raccontarla per intero ai ragazzi di oggi. Solo così potranno crescere generazioni libere da condizionamenti e da inutili plagi, e solo così le parole pronunciate in questi giorni saranno credibili oltre la censura che quelli della mia generazione pretendono di mantenere viva.
Alessandro Mirri
Vice presidente del Consiglio Comunale di Imola