L'assessore alla scuola Giuseppina Brienza.
Nel 1976, 40 anni fa, Imola apriva fra le prime città in Italia, i nidi d’Infanzia. Questa Amministrazione, come lo dimostra la sua storia, crede molto nell’esperienza dei nidi d’infanzia, come strumento di educazione precoce, capace di dare, in una fase in cui i bambini sono assai ricettivi, tutti gli stimoli possibili e, non ultima considerazione , sistema di sostegno alle famiglie.
Il sistema educativo sviluppatosi ad Imola, all’avanguardia e preso ad esempio in Italia, e che prevede classi miste e l’educatrice di riferimento, ha, per la comunità, un costo totale di gestione di 3.000.000 di euro. Di questi 3.000.000 il 28% viene coperto dalle rette mensili pagate dalle famiglie, corrispondenti a 840.000 euro. Il costo complessivo per la comunità si ottiene con un semplice calcolo, ed ammonta a 2.160.000 euro.
A questo modello educativo , che ripeto, è un faro di riferimento, l’Amministrazione non vuole rinunciare e non lo farà mai, nonostante le complessità di gestione.
Si chiede quindi da sempre alle famiglie di compartecipare ai costi sostenuti da tutta la Comunità.
La giunta della città di Imola, intende rivedere l’attuale sistema tariffario di alcuni servizi scolastici, che non hanno subito aumenti di sorta dall’anno 2011, a partire dall’a.s. 2016/2017 in un’ottica di maggiore equità, che vede la salvaguardia e la tutela delle fasce economiche svantaggiate, attraverso l’attuale sistema basato sulla personalizzazione della tariffa, incidendo maggiormente su chi ha le condizioni economiche che permettono il pagamento dei servizi, mediante l’introduzione di una tariffa non agevolata, che non sia collegata alla situazione economica del soggetto utilizzatore del servizio, rilevata sulla base dell’ISEE.
Apro una breve parentesi, che potrà aiutare a capire meglio quello di cui si parla. Il parametro ISEE, viene calcolato tenendo conto del reddito complessivo della famiglia, e, per avere un’idea della corrispondenza fra coefficiente ISEE e reale reddito da lavoro, si può fare un semplice calcolo, moltiplicando il coefficiente stesso per 2,7.
Faccio alcuni esempi: un ISEE di 25.000 euro corrisponde a un reddito da lavoro di circa 65.000 euro l’anno. Un ISEE di 30.000 euro corrisponde ad un reddito di 81.000 euro l’anno, mentre un ISEE di 45.000 euro corrisponde ad un reddito di 121.500 euro circa .
Un ISEE di 9000 euro corrisponde invece ad un mono reddito di circa 24.300 euro. Partendo quindi da questa considerazione, ci è parso ovvio, come può capire chiunque, che famiglie con redditi tanto diversi, non possano sostenere le stesse rette riguardo i nidi d’infanzia.
Alcuni esempi partendo dal reddito effettivo, per essere ancora più chiara per tutti:
Famiglie con monoreddito da lavoro, 24.000 euro annui circa, per intenderci, nel nuovo sistema tariffario vedranno diminuire fino a 50 euro al mese la tariffa, mentre, proporzionalmente ci sarà un aumento della stessa dai 65.000 euro, su, su fino a 121.000 euro di reddito. Le famiglie al di sotto di un monoreddito, quindi le più svantaggiate, pagheranno una retta minima agevolata che sarà inferiore di quella pagata ora. Non solo, proponendo di aumentare la soglia minima ISEE, saranno decisamente di più le famiglie che, in questa fascia di bisogni usufruiranno delle rette minime agevolate. Molta attenzione si è prestata anche al fatto di lasciare la futura retta massima agevolata, al di sotto dei 500 euro mensili.
Quindi, più semplicemente, si riformuleranno le tariffe dei nidi d’infanzia, diminuendo di fatto le tariffe per le fasce più svantaggiate, non aumentando quelle delle fasce medie ed aumentando in modo proporzionale quelle delle fasce di reddito più elevato, con l’introduzione di una fascia ISEE attualmente non prevista.
Verrà poi introdotta quindi, una ulteriore tariffa non agevolata esclusivamente per chi non presenterà l’ISEE, in quanto, non presentandolo, manifesterà, per propria scelta l’intenzione di non voler partecipare al sistema agevolato.
Il regolamento di cui parliamo oggi, necessita di modifiche finalizzate a rendere più efficaci ed eque le attuali misure previste a sostegno delle famiglie con più figli, di quelle con disagio socio-economico e di altre situazioni di fragilità sociale;
le famiglie con due figli minori, iscritti contemporaneamente ai servizi di mensa scolastica come le scuole d’infanzia o nidi d’infanzia, avranno diritto ad una agevolazione del 20% per ogni figlio. Le famiglie con 3 o più figli, avranno una riduzione del 30% per ogni figlio. Quindi verranno aumentate le forme di sostegno per la pluriutenza (figli iscritti contemporaneamente ai servizi) e per le famiglie numerose.
Le stesse agevolazioni verranno applicate anche se l’utente è in situazione di affido, con un’agevolazione delle rette pari al 20%, rispetto alla retta calcolata, indipendentemente dalla situazione economica.
Il regolamento è stato modificato con integrazioni ed abrogazioni che si rendono necessarie al fine di adeguare le vigenti disposizioni all’attuale organizzazione dei servizi, ad una maggiore semplificazione delle procedure, alle modifiche normative intervenute in questi ultimi anni ed ad una esigenza di maggiore chiarezza espositiva del regolamento stesso.
Si è ritenuto di includere il regolamento che tratta i criteri di accesso al servizio di trasporto scolastico per le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di 1° grado, realizzando così un unico documento. Questo prevede quindi l’abrogazione del regolamento approvato con delibera n° 47 del 19 marzo 2007, in quanto i principi ivi contenuti vengono assorbiti dal regolamento alla presente deliberazione.
Confermo inoltre che, le modifiche del presente provvedimento sono in linea con le previsioni di entrata previste nel progetto di bilancio di previsione 2016 – 2018, in corso di approvazione.
La proposta della giunta è quindi quella di ridistribuire il reperimento delle risorse per il mantenimento dei servizi attuali, con l’organizzazione attuale, attingendo da chi ne ha la possibilità, introducendo quindi il fondamentale principio che, pagherà un po’ di più chi effettivamente ha un reddito che glielo può consentire, dando così un concreto aiuto e pari opportunità a chi è oggettivamente più in difficoltà, nell’interesse dell’intera Comunità.
Claudia Resta (M5S) “Per il disaggio ambientale della discarica (Imola) ha ricevuto 1.400.000 euro. Perché questi soldi non si investono nei asili nido..:? Dove vanno a finire questi soldi?”
Claudia Resta (M5S) "Per il disaggio ambientale della discarica (Imola) ha ricevuto 1.400.000 euro. Perché questi soldi non si investono nei asili nido..:? Dove vanno a finire questi soldi?"
Posted by TUTTO IMOLA on Thursday, March 17, 2016