Visto che sono stata chiamata in causa dalla sig.a Orrù,
pur non facendo parte della Commissione Pari Opportunità del Comune di Imola e quindi non potendo rispondere anche per questa, sono ad esprimere la mia posizione, sapendo di rispettare anche quella del partito di cui sono segretaria, Rifondazione Comunista.
Anzitutto occorre premettere che la sfera dei diritti individuali deve essere necessariamente ampliata in Italia, fanalino di coda nel mondo Occidentale, in particolare per quelli sull’orientamento sessuale.
Vi sono nel nostro Paese inaccettabili discriminazioni quali il mancato riconoscimento delle unioni tra coppie omosessuali (in parte mitigato dalla recente legge, mediata con la parte più retriva della maggioranza di Governo) o l’adozione di figli da parte di coppie omosessuali e anche da parte di singole e singoli.
L’utero in affitto se diventa “mercato” degli uteri e delle gravidanze, non solo per le coppie omosessuali ma anche etero, è una mostruosità che sfrutta le donne ed il loro corpo: in questo specifico caso è una violenza di classe, se donne povere, per necessità, vendono a coppie ricche che comprano. Concordo quindi con l’affermazione di Giorgio Cremaschi “meglio una famiglia con tre genitori che una con un figlio comprato”.
Ma è altresì vero che l’utero in affitto è legale in paesi come gli Stati Uniti o il Canada dove non vi è sfruttamento della madre portatrice ma una scelta autodeterminata e consapevole di una donna verso una coppia, etero o gay, per favorire una genitorialità biologica che a loro è impedita.
Certo anche in questi Paesi questa pratica è molto costosa e quindi per poche/i.
Pertanto credo che, in tema di diritti, nulla serve vietare od impedire, specie se poi queste pratiche avvengono, o in altri Paesi o in modo illegale, ma permetterle, calmierarle, regolamentarle proprio a tutela e difesa delle donne gestanti.
L’oscurantismo o la negazione di ciò che avviene porta discriminazione e sfruttamento, sempre.
Consentire e favorire i diritti significa garantirli nel rispetto di tutte le parti in causa.
Come donna credo che l’autodeterminazione femminile debba sempre venire prima di tutto. Sempre e comunque. Perché altrimenti, come per l’aborto, tutto avviene nell’alveo dell’illegalità, dove lo sfruttamento di classe è addirittura orrendo.
Per questo, piuttosto, chiedo a noi tutte di riflettere, di confrontarci e di trovare soluzioni per la nostra tutela, affermazione e possibilità di scelta cioè per la nostra libertà.
Antonella Caranese
Segretaria PRC Federazione di Imola