“L’onorevole” è un testo che racconta con intrigante ironia come l’ascesa politica di un onesto professore di lettere possa diventare un’ineluttabile ma pacifica, perfino brillante, caduta morale.
Il professor Frangipane, pur nella modestia in cui vive, è felice di rappresentare per i suoi figli e i suoi allievi un modello di correttezza e idealità basato sulla cultura e sul rispetto. La moglie Assunta lo ama, lo ammira e lo sostiene nell’affrontare le difficoltà quotidiane. Una sera d’estate del 1947 il professore riceve una visita inattesa e, con essa, l’offerta di una candidatura come deputato alle imminenti elezioni politiche. Frangipane si schermisce; è stupito, onorato ma titubante, anche perché comprende che questa svolta lo porterebbe a trascurare affetti e interessi personali. Ma monsignor Barbarino, che quella sera è andato da lui proprio per convincerlo che il suo essere retto e colto gli impone l’onere e l’onore di un seggio in Parlamento, trova le parole giuste per convincerlo.
Nel secondo e terzo atto della commedia, seguiamo l’onorevole Frangipane in una carriera politica inarrestabile, che lo porta a conquistare un potere sempre più autorevole, a muoversi tra agi e lusso, ma anche a scendere a compromessi sempre più miseri e a stringere loschi accordi con personaggi malavitosi. Contemporaneamente la signora Assunta comincia come ad appropriarsi dell’identità che il marito va perdendo, e lo fa attraverso un’immersione nell’idealismo, nel senso di giustizia e nella sete di cultura di Don Chisciotte, lettura prediletta del marito quando era ancora professore. Tiene anche sempre pronta una valigia perché è convinta (ho fatto i conti…) che il marito sarà arrestato da un momento all’altro, e si addolora nel vedere, a casa sua, oggetti sacri diventati elementi di arredo.
Questo comportamento viene vissuto da tutta la sua famiglia, che nel frattempo si è perfettamente adeguata alla condizione di benessere borghese, prima con disagio e poi con crescente preoccupazione, al punto da chiamare in aiuto monsignor Barbarino per convincerla ad accettare un «periodo di riposo» lontano da casa.
Sembra di risentire le parole che Pirandello mette in bocca a Ciampa ne Il berretto a sonagli per obbligare Beatrice Fiorica, indomita moglie in cerca di verità, a «tre mesi di villeggiatura in una casa di cura». Ma sembra anche di rivedere, con ruoli ribaltati, lo sgomento muto di Gennaro Jovine di fronte allo squallore opulento e disumano raggiunto dalla moglie Amalia in Napoli milionaria di Eduardo De Filippo.