Dopo le paroli forti di condanna da parte del rappresentante della Comunità Islamica imolese Sabir (“ Quello che hanno fatto è disumano, devono essere curati o soppressi”) , ora però devono seguire i fatti……. Nello specifico vorremmo sapere in che modo finora la Casa della Cultura Islamica Imolese è stata collaborativa? Quante segnalazioni di personaggi sospetti sono partite grazie alla collaborazione della Casa della Cultura islamica in questi anni? Noi vogliamo fatti, numeri, dati… e non delle frasi condivisibili ma di circostanza visto quello che è successo a Parigi.
Anche l’amministrazione comunale imolese deve pensare di varare dei protocolli che impongano la collaborazione non solo a parole , che mettano nero su bianco che i centri di cultura islamica devono relazionare sugli ospiti invitati, sul contenuto dei loro eventi e sui finanziamenti ricevuti. Non venga il sindaco a dire che non si può fare. Questo si chiama controllo del territorio e l’amministrazione deve fare la propria parte come chi vuole continuare a vivere in questo territorio.
Il Comune è sempre stato a conoscenza degli inviti che la Casa della Cultura islamica ha rivolto a Imam provenienti dall’estero in questi anni? E i referenti della Casa della Cultura islamica hanno sempre comunicato tempestivamente l’arrivo di questi ‘ospiti’ a chi di dovere? Alla luce di quello che è successo nel nostro territorio con l’espulsione del presunto terrorista Smina , delle condanne per associazione eversiva con finalità di terrorismo e il passaggio a Imola di un predicatore riconducibile allo stato islamico Musa Cerantonio , un controllo in tal senso è doveroso. E non credo che l’amministrazione potrà negarlo.
Bisogna cambiare velocemente anche sul nostro territorio, ci vogliono poche ambiguità e una vera e propria collaborazione che non deve essere occasionale o di circostanza altrimenti bisognerà fare delle scelte inevitabili. Voglio ricordare che quando Monsignor Ghirelli vescovo di Imola chiese alla Comunità islamica locale di condannare gli orrori dell’Isis, dichiarando che chi non l’avrebbe fatto avrebbe dovuto abbandonare il territorio, la risposta fu molto diversa dal devono essere curati o soppressi, anzi definì l’uscita del prelato come violenta e agressiva.
Simone Carapia
Capogruppo FI Imola