Alla c.a. del Dirigente delegazione trattante di parte pubblica Dr. Walter Laghi
Alla Segreteria generale NCI per l’inoltro ai sindaci dei Comuni di Fontanelice,
Borgo Tossignano, Casalfiumanese, Castel Guelfo e
Mordano
LL.SS.
Alla Stampa Locale
Non competerebbe alle Organizzazioni Sindacali e ai dipendenti, ma agli amministratori, tirare le somme, dopo 18 mesi dall’avvio di una nuova esperienza amministrativa e organizzativa di un territorio ma, dal momento che nessuno ne parla, vorremmo porre l’attenzione sui problemi che affliggono i piccoli comuni della valle del Santerno e non solo. Questo è stato il tema discusso nel corso di un’assemblea sindacale che si è svolta il 4 agosto 2015 con i dipendenti dei Comuni della Vallata.
Il disegno politico, imbastito su una norma che costringe i piccoli comuni appartenenti alle ex comunità montane con meno di 3.000 abitanti, nonché quelli di pianura con popolazione inferiore alle 5.000 unità, a gestire in forma associata un certo numero di servizi è stato affrontato nel territorio circondariale imolese in modo assai fantasioso. Infatti, per scelte della politica locale, hanno aderito al progetto di gestione associata anche quegli enti che non ne avrebbero avuto l’obbligo, come il Comune di Casalfiumanese e quello di Borgo Tossignano, mentre il Comune di Castel del Rio, che rientrava fra gli obbligati, ne è rimasto parzialmente fuori. I Comuni di Castel Guelfo e Mordano inoltre hanno sottoscritto una convenzione per associare servizi solo tra loro due.
E’ Emblematica la situazione dell’Ufficio Tecnico Associato (UTA) al quale i singoli Comuni hanno sì aderito, ma di fatto, gli stessi, vogliono continuare a gestire in proprio una parte del loro personale comandato e una parte delle funzioni già conferite, creando tra il personale associato una grandissima confusione di ruoli e di funzioni, nonché una spaccatura tra i dipendenti che non consente, a quella che dovrebbe essere una squadra, di lavorare al meglio.
Viene da pensare che questa operazione sia servita quasi esclusivamente a spostare gli uffici nella sede imolese del circondario per sovrintendere il territorio della montagna e di Castel Guelfo; i risultati ottenuti ci sembrano ben visibili agli occhi dei cittadini e non solo degli addetti ai lavori: è trascorso un anno e mezzo e a causa di interventi strabici quando non del disinteresse delle amministrazioni comunali coinvolte, nel servizio non esiste ancora un gruppo omogeneo di dipendenti, fino al punto che all’interno di uno stesso ufficio, i trattamenti per le singole unità di personale sono diversi a seconda del Comune di provenienza. Una per tutte il salario accessorio: all’interno di un unico ufficio, alcuni dipendenti l’hanno percepito nel mese di giugno, come d’uso, mentre altri lo percepiranno due mesi dopo e questo per il solo fatto che le schede individuali di valutazione sono state compilate in tempo utile soltanto per alcuni di essi. Quasi a far pensare che ci siano dipendenti di “serie A” e dipendenti di “serie B”, a seconda dell’ente di provenienza. Per non parlare della suddivisione delle funzioni! Viene da pensare che tale trattamento impari possa essere voluto per accelerare i tempi di trasferimento del personale dall’ente di provenienza di primo grado a quello di secondo (il Nuovo Circondario Imolese), che dovrebbe invece costituire la parte finale del progetto. E nel frattempo pare che non ci si preoccupi più di tanto dell’efficacia delle attività e del raggiungimento degli obiettivi sui territori, che sembrano passare in secondo piano.
Come accade un po’ ovunque negli ultimi tempi, non si pensa minimamente né al lavoratore, né al cittadino e nemmeno al territorio. Si ha quasi la percezione che tutta l’operazione sia esclusivamente di facciata perché i sindaci non sono in sintonia fra di loro e continuando ad operare in tal modo infliggono alle infrastrutture un degrado esponenziale, perché gli interventi non possono essere garantiti sul territorio; finché arriverà il giorno in cui, per procedere coi lavori, sarà obbligatorio spendere tutte le risorse economiche a disposizione sottoscrivendo convenzioni pluriennali con cooperative esterne o con qualche azienda partecipata.
Curioso notare inoltre che è stata data la responsabilità politica di gestire i servizi associati a sindaci che sono a capo dei comuni con un maggior numero di abitanti anche se non rientrano nel servizio associato per il quale vengono chiamati a decidere. Ovviamente, non possono conoscere le specifiche problematiche territoriali e i disagi che possono avere i cittadini, ad esempio, di un comune di montagna.
Chiediamo perciò ai sindaci che hanno scelto questo percorso, di farsi carico delle responsabilità, che non possono essere eluse, sia nei confronti del territorio, sia della popolazione che dei dipendenti: perché è nella saggia gestione dell’insieme che si trovano le forze per concorre a rendere efficace ed efficiente la gestione di un ente territoriale.
Non percependo tuttora segni di cambiamento, chiediamo un incontro urgente con i sindaci in indirizzo, per affrontare queste problematiche al fine di rendere veramente efficienti i servizi associati.
Restiamo in attesa di una sollecita risposta. Distinti saluti.
Imola, 24 agosto 2015
CSA – REGIONI AUTONOMIE LOCALI
Per la Segreteria della Federazione Territoriale Imolese
Attilio Mazzanti – Marina Giambi