Con le Pesche non c’è guadagno per i produttori e si corre il rischio che tutti si indirizzino su altre produzioni come ad esempio le albicocche( ci sono ancora margini di guadagno per questa produzione) e quindi saremo costretti a mangiare nettarine e pesche estere. Mancano sempre quei 20 centesimi al chilo. Verificando i listini dei prezzi alla produzione di pesche e nettarine, appuriamo, anche in questi giorni di caldo torrido e consumi sostenuti, prezzi medi al produttore che si aggirano sui 27-30 centesimi per la frutta di prima qualità e circa 35 centesimi per i grossi calibri. Mancano sempre quei 20 centesimi per giungere almeno a compensare i produttori dei costi di produzione. A fronte di tale situazione molti produttori si chiedono dove sono le Organizzazioni e soprattutto le Istituzioni. Sorge spontanea questa domanda ricorrente almeno per gli ultimi anni, cosa fanno le strutture che hanno in mano il prodotto locale, oltre che le Organizzazioni e le Istituzioni?
Il Ministero delle politiche agricole e la Regione Emilia-Romagna e gli enti territoriali Circondario e Comune negli ultimi anni sono stati completamente assenti su questi temi. La Spagna, per esempio, ha varato in questi giorni un provvedimento nazionale per fronteggiare la crisi delle pesche coinvolgendo l’industria di trasformazione. Occorre agire con emergenza in tale direzione anche da noi, oltre a ottenere un provvedimento adeguato dall’Unione Europea che mitighi i danni dell’embargo russo. Ma occorre una regia di tutto il sistema ortofrutticolo che coordini gli interventi anche a medio lungo termine con il coinvolgimento di tutti i soggetti anche di quelli che ultimamente si defilano.
Simone Carapia
Capogruppo FI Imola e Nuovo Circondario imolese