Nell’acceso dibattito suscitato dalla delibera di Giunta sulla scuola dell’infanzia, la posizione dei contestatori è abbastanza trasparente.
Per la CGIL l’attenzione alla qualità dell’educazione retaggio esclusivo della scuola pubblica appare specchio per mascherare la vera preoccupazione della difesa occupazionale, del tutto lecita per un sindacato. Servirebbe però essere onesti e riconoscere una realtà assai diversa da come la si vuole dipingere. Quanto al Movimento cinque stelle il loro attaccamento al concetto di pubblico e patetico. Lo si vede in tutto, dalla scuola, all’acqua, dalla telefonia, dal rumore dell’autodromo, dalla puzza della discarica … e pertanto che se la prendano anche contro la proposta della Giunta tesa a favorire i privati, bontà loro, non sorprende affatto. Di fronte ad ogni proposta sussidiaria scattano come fossero tarantolati e sposano posizioni spesso tra loro opposte e, quel che fa sorridere, e che non se ne rendono conto.
C’è nei contestatori l’evidente convinzione che solo la scuola pubblica (esclusa erroneamente quella paritaria) sia in grado di fornire una educazione all’altezza delle attese. Si chiedono finanziamenti per la scuola pubblica ma non si ci si domanda come e dove sono usate le ingenti risorse che vengono dedicate alla scuola. Un solo dato per capirci: oltre il 94% delle risorse disponibili se ne vanno a pagare stipendi anche a chi nella scuola non trova collocazione definitiva. Rifiutano per principio a riconoscere la valenza economica derivante dal concedere spazio alla crescita di soggetti che a fianco e col sostegno del pubblico forniscano un adeguato servizio sussidiario alla comunità.
Di fronte a cotanta chiusura, ai sindacati ed al Movimento 5 stelle andrebbe fatto rilevare il masochismo delle centinaia di famiglie che scelgono una scuola diversa da quella statale. Che senso avrebbe mandare i loro figli ad una scuola paritaria se questa non garantisce quel livello educativo che invece appare priorità esclusiva della scuola pubblica?
Masochisti? Pare proprio di si! Perché oltre a garantire ai figli una educazione peggiore (è il pensiero della CGIL) si accollano per questa anche un notevole sacrificio economico per pagare gran parte dei costi richiesti per l’educazione dei loro figli.
Ma purtroppo, la realtà è assai diversa da come la si dipinge.
Quello che spaventa CGIL e M5S è che il nostro Comune finalmente intraprenda una seppur timida sussidiarietà tesa a permettere ai soggetti privati di fare parte del lavoro. Paura di che? Per quanto posso pensare io si ha paura che questa apertura metta in evidenza che anche un mondo avverso, quello del privato, sia capace di dare risposte ai bisogni dei cittadini e queste risposte siano a volte meglio non solo come contenuto ma spesso, quasi sempre oserei dire, anche dal punto di vista economico.
Chiudo ricordando a CGIL che se l’amministrazione comunale si piegasse alle proteste e rivedesse la posizione ipotizzata, il futuro prossimo (ma molto prossimo) dei 12 – 13 dipendenti interinali oggi impiegati nelle scuole dell’infanzia comunali, sarebbe segnato perché piaccia o meno le sezioni oggetto di discussione dovrebbero essere chiuse. A quanto pare, mancano i quattrini per sostenerle. Quindi o chiudere o…scegliere strade alternative come sta ipotizzando l’assessore Visani. Saggiamente, aggiungo io.
Alessandro Mirri
Nuovo Centrodestra
Vicepresidente del Consiglio