Palese che la bozza di regolamento per l’istituzione e il funzionamento della Consulta comunale dell’intercultura e dell’integrazione sia un blando palliativo a margine delle tante polemiche che hanno fatto seguito all’espulsione del marocchino 41enne da Imola, accusato di aver aderito a una pratica integralista della religione.
Un regolamento blando che nulla toglie e nulla aggiunge al fallimento della Consulta già verificatosi e sul quale non ci si è affatto interrogati. Un regolamento che chiede una relazione alla Consulta sulla sua attività UNA VOLTA ALL’ANNO, cosa davvero minima se si vuole instaurare un rapporto collaborativo e continuativo con le comunità straniere. E poi, da dove passa davvero l’integrazione? Non passa forse dalle cose quotidiane, dal ricercare un contatto costante con le comunità straniere?
Pensiamo che questi amministratori dovrebbero cominciare a guardare in faccia alla realtà, a capire che le politiche buoniste di questi anni hanno completamente fallito nel concetto di multiculturalità o interculturalità, termini di cui ancora troppo spesso si abusa senza coglierne il reale significato. Ma torniamo con i piedi per terra… : il sindaco ha parlato di grande collaborazione con la comunità islamica e con la Casa della cultura islamica. Bene. Allora, andiamo sul sito, per conoscere meglio questa realtà. A parte poche cose scritte in italiano, tutto il resto, in particolare gli eventi, i sermoni, i video, sono TUTTI in lingua araba, così come anche la quasi totalità dei post sulla loro pagina facebook. Di cosa parliamo allora? Di Consulta per l’intercultura, se non riusciamo nemmeno a pretendere che il sito web della comunità islamica sia in italiano? Meditate gente, meditate.
Simone Carapia, capogruppo FI Imola