Per esperienza diretta so cosa vuol dire ritrovarsi senza patente di guida dopo un ritiro.
A prescindere dalle motivazioni che hanno portato alla sanzione (il tasso alcolemico) e a patto di non aver causato danni ad altri o a cose, si entra in un baratro che pare senza fondo e nella mente appare subito chiaro che la propria vita è irrimediabilmente cambiata, o almeno una parte di essa.
Per almeno 6 mesi (come nel mio caso), ogni mattina guardandosi allo specchio, si ha la sensazione di essere una persona di serie B, un sorvegliato speciale, agli arresti domiciliari.
Ci si sente impotenti a programmare la giornata e i ritmi saranno regolati dagli orari del trasporto pubblico o dal buon cuore di chi ti da un passaggio. Gli amici e le persone care, certo, capiranno, ma si avrà la sensazione che ci sia sempre qualcuno che sogghigna e qualcun altro che si diverta a calunniarti, sottendendo vizi che in realtà non hai. La mia fortuna (come quella di molti altri) è stata quella di avere un carattere forte, riuscendo a non cadere in un altrettanto pericoloso baratro che è quello della depressione, unica maniera per riuscire a riguadagnarsi la “libertà”.
Credetemi non è stato facile dato che ho dovuto rimettermi completamente in gioco, poiché come effetto collaterale del ritiro c’è stata le richiesta di revisione causata dall’esaurimento dei punti patente, e per chi come me ha la patente dal 1978 non è stato facile rimettersi sui libri e sostenere l’esame di teoria con i nuovi quiz ministeriali. Non nego che ho pianto come un bambino quando tutto è andato a posto e mi sono sentito di nuovo “padrone” della mia vita.
Ho raccontato la mia storia perché mi ha scosso la notizia di quel 37enne di Dozza che dopo il ritiro della patente si è ucciso, probabilmente per la vergogna e per la consapevolezza di rischiare di aver perso il posto di lavoro. Nulla giustifica un tale atto, ma, come ho avuto modo di spiegare, anche lui, come me, si è sentito perduto e ha reagito nel peggiore dei modi.
E allora bisognerebbe fare una riflessione e chiedersi se porre paletti fissi per la guida in stato di ebbrezza sia completamente giusto e se non sarebbe preferibile, quando il guidatore è colto in fallo per la prima volta ad un alt delle Forze dell’Ordine, comminare magari una sanzione pecuniaria esemplare, ma legare il ritiro della patente ad una attenta valutazione psicofisica, che può, con un esame approfondito del sangue e con una seduta psichiatrica, togliere subito ogni dubbio sulla dipendenza da alcol e determinare la capacità o meno alla guida.
Sono la maggioranza infatti i casi in cui chi viene sanzionato, oltre ad avere, oggettivamente, la capacità di guidare e un tasso alcolemico “basso”, compreso cioè tra lo 0,50 e 1, non è un bevitore abituale ne tantomeno un alcolizzato.
Salta agli occhi,perciò, che in molti casi la “pena” è esagerata rispetto al “reato”, perché di reato penale si tratta.
Nel dubbio, comunque, il mio consiglio a tutti è quello di non porsi alla guida se non si è certi di rimanere nei parametri, soprattutto per evitare che (nella migliore delle ipotesi) un “paio” di Franciacorta con le fragole rimangano sullo stomaco a lungo…o peggio.
Manuel Caiconti.
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