In queste ultime settimane siamo stati testimoni dell’ennesima provocazione razzista della Lega Nord di Imola che, portando avanti una campagna ideata dal suo leader nazionale, continua a scagliarsi con esacerbata ostinazione contro i rifugiati politici in arrivo da altri paesi. La raccolta firme per far ottenere lo status di rifugiati politici anche a cittadini italiani rappresenta una provocazione inaccettabile nella misura in cui calpesta i diritti umani tutelati dalla Dichiarazione Universale dell’Onu e, ancor prima, dalla Costituzione italiana.
Quella di Salvini è insomma una campagna vergognosa, segnata dalla totale mancanza di rispetto per le drammatiche situazioni da cui scappano i/le migranti ed in particolare i /le rifugiati/e. Questi provengono da paesi che stanno subendo o hanno subito decenni di occupazione da parte dei cosiddetti paesi civili occidentali, che esportano con l’uso delle forze armate “la democrazia” per accaparrarsi da un lato risorse naturali ed energetiche e dall’altro lato manodopera, in entrambi i casi a bassissimo costo, e in cui molto spesso sono in corso sanguinose guerre civili dimenticate dai mass media.
Premesso che gran parte del fenomeno migratorio non riguarda le traversate e gli sbarchi via mare (ma dato che fa più audience la Lega parla solo di quelli), ci piacerebbe in effetti vedere Salvini, insieme magari a qualche altro legaiolo imolese, stretto su un barcone in mezzo al mare. Ci piacerebbe vederli sfuggire alla morte per un soffio, guardarli mentre vengono salvati per miracolo dalla guardia costiera (sempre che vi siano i mezzi ed i soldi per farlo) e poi denudati e lavati in un C.I.E. con una budella d’acqua ghiacchiata. Ci piacerebbe vedere Salvini e Marchetti affrontare la burocrazia italiana per non essere rispediti in un paese in cui si rischia di morire di fame o di guerra, “godendosi” l’attesa in un centro di accoglienza. Ci piacerebbe poter dire ai/alle migranti ed ai/alle rifugiati/e che possono fare a cambio con la vita di Salvini e la sua ciurma: siamo convinti che accetterebbero volentieri. Inoltre, sarebbe certamente un risparmio anche per le casse dello Stato: in questa ipotesi di “inversione delle parti” tra leghisti e rifugiati, i soldi che quest’ultimi percepirebbero al posto dei primi verrebbero probabilmente rispediti nei rispettivi paesi di origine per sostenere le proprie famiglie. Decisamente meglio che utilizzarli per comprare, tra una truffa e l’altra, una laurea al “Trota” o le mutande verdi di Cota.
Il Partito della Rifondazione Comunista ribadisce dunque la sua lotta contro la Bossi-Fini, per la chiusura di tutti i C.I.E. ed i C.P.T., per una politica di pace che avversi ogni intervento militare fintamente umanitario, per una legge sul Diritto d’asilo in Italia in linea con l’art. 10 della Costituzione (secondo cui “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”). La chiusura di CIE e CPT ed il dimezzamento delle spese militari sarebbero già sufficienti a reperire le risorse necessarie per una seria, più umana e solidale, politica di accoglienza nel nostro paese, interrompendo il ricatto costante a cui sono sottoposti i/le migranti, ricatto proficuo per la confindustria ed, elettoralmente, per la Lega Nord.
Partito della rifondazione comunista
Federazione di Imola