Francamente faccio fatica a capire le ragioni di tanto livore verso le scuole paritarie messo in campo da UAAR prima e ripreso con vigore oggi dalla CGIL.
Continuare a ritenere che la scuola pubblica sia solo quella statale e comunale è falso perché anche la scuola paritaria è pubblica. Ne si può continuare a ritenere che quest’ultima sia da eliminare dalla scena in quanto ritenuta una sorta di “enclave” per ricchi o peggio ancora per cattolici quasi fossero appestati.
Sfugge evidentemente per mero interesse che esiste una legge dello Stato che equipara le scuole paritarie a quelle statali (legge Berlinguer del 2000). Attaccarsi come spesso si fa all’articolo 33 della Costituzione leggendone solo la parte che fa comodo è fuorviante dal momento che quell’articolo recita anche “La legge nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni delle scuole statali”. E su questo la legge Berlinguer ha chiarito che alle scuole paritarie pubbliche deve essere garantito anche il sostegno economico del quale però si è persa traccia.
Per contro, capisco assai bene le ragioni dei detrattori preoccupati di difendere non l’alto contenuto educativo della scuola statale come vogliono far credere ma piuttosto tesi a difendere i posti di lavoro di tanti addetti spesso buttati dentro il calderone della scuola con il solo scopo di alimentare la clientela di destra, centro e sinistra di cui si è fatto largo utilizzo in anni passati. La libera concorrenza educativa fa evidentemente paura al sindacato. Chissà perché!
Piuttosto che essere attenti a che la scuola assolva al suo primario compito di educare i ragazzi costoro si scagliano contro una scuola paritaria pubblica che ha il solo limite di essere aiutata a sopravvivere anche dal modesto contributo pubblico. Scuole per ricchi si dice, ma ne hanno una idea questi signori di cosa stanno dicendo? Pagare due volte per la scuola dei loro ragazzi (tasse allo stato e rette alla scuola) mette in condizione tante famiglie di rinunciare a questa opportunità. Sarebbe una scelta veramente di sinistra sostenere queste realtà permettendo anche alle famiglie ritenute “povere” di usufruire della possibilità di scegliere dove mandare a scuola i ragazzi.
Bene ha fatto il consigliere Linguerri a sollecitare il tema e altrettanto pertinente è stata la posizione del vice sindaco Visani.
Alla CGIL suggerirei di approfondire la questione libera dal condizionamento ideologico (se mai può riuscirle) per capire la grande opportunità educativa che anche le scuole paritarie in piena sintonia con quelle statali e comunali rappresenta per il tessuto scolastico cittadino.
Alessandro Mirri
Vice presidente del consiglio comunale di Imola