La presidente del Consiglio comunale Paola Lanzon (foto archivio)
“Siamo qui per dire che le donne non sono cittadine di seconda classe, e per unire tutte le forze che animano la società per scongiurare un pericolo reale che sta emergendo in Europa. Come negli anni ‘30 i fascisti e i nazisti si sono impadroniti, attraverso l’uso della democrazia, del potere per distruggere i valori della solidarietà, del rispetto e dell’uguaglianza, così oggi in Europa questo rischio è tornato pericolosamente vicino”. Con queste parole l’europarlamentare svedese del partito femminista Feminist Initiative, Soraya Post eletta al Parlamento Europeo, ha portato il proprio saluto tramite un video messaggio all’incontro promosso dalla presidenza del Consiglio comunale, che si è svolto questo pomeriggio nella Sala Consiglio Comunale. A presiederlo e coordinarlo è stata Paola Lanzon, presidente del Consiglio comunale; sono intervenute Kristin Tran, giovane fondatrice del partito Iniziativa Femminista, Giancarla Codrignani, politologa, Maria Pia Ercolini, Fondatrice Toponomastica femminile, Luciano Pirazzoli, Managing Director Ovako (Multinazionale svedese) e Elisa Costa Diversity management di Hera.
Soraya Post non ha potuto essere presente di persona, in quanto colpita da una forte febbre ieri sera è rimasta a Torino, dove ieri è intervenuta ad un analogo incontro, organizzato su iniziativa di vari gruppi di donne e della assessora regionale Monica Cerutti. In precedenza Soraya Post era intervenuta Genova per i 20 anni della rivista femminista Marea
“Molti sono i governi che spingono le persone a non occuparsi della cosa pubblica e a non partecipare alla costruzione della cittadinanza, illudendo che qualcuno possa farlo per loro.
E’ invece nella collaborazione di tutte e di tutti che si costruisce la democrazia. E l’apporto delle donne impegnate nel movimento femminista è l’argine alla violenza che il patriarcato esercita contro metà del genere umano, rendendo il mondo peggiore sia per le donne che per gli uomini” ha aggiunto nel suo video messaggio Soraya Post.
Kristin Tran, giovane fondatrice del partito IF ha ricordato che l’elezione di Soraya rappresenta un fatto di grande portata e di grande responsabilità per le donne e gli uomini che hanno supportato il percorso di questi 10 anni di vita di FI. “Essere femministe e pensare in prospettiva politica anche istituzionale significa lavorare per spingere anche gli altri partiti a smettere di relegare il tema del gender balance e della uguaglianza di genere tra le varie ed eventuali – ha sottolineato Kristin Tran -. Fare politica per noi significa mettere al centro i bisogni, i desideri e le aspirazioni delle donne, dall’economia, alla sicurezza all’ambiente alla politica internazionale. Più femministe nelle istituzioni significa un ribaltamento delle agende politiche e sociali, per arrivare ad una giustizia e ad una uguaglianza nella quale nascere femmina non voglia più dire avere la certezza di stare al mondo con meno opportunità rispetto ad un essere umano nato maschio”.
Nell’aprire i lavori, la presidente del Consiglio comunale, Paola Lanzon, ha sottolineato “voi, scegliendo la forma partito avete cercato ed ottenuto, con questo grande risultato elettorale del 5,3 per cento dei consensi, di entrare nelle istituzioni. Avete scelto le istituzioni come luogo politico all’interno del quale costruire consensi e alleanze per raggiungere i risultati politici del vostro programma. Questo è un passaggio per noi interessante, per chi come noi si trova a far politiche anche femministe all’interno dei partiti e delle istituzioni, svolgendo un ruolo sandwich, troppo femministe per alcuni, troppo poco per altri/e”.
Maria Pia Ercolini, Fondatrice Toponomastica femminile ha ricordato che “passeggiando per le strade cittadine si collezionano icone femminili fortemente stereotipate: tra modelle e manichini, c’è poco spazio per figurarsi talenti, operosità, intelligenze. Grandi uomini ed eroi, dai nomi scolpiti su pietra o impressi in targhe di metallo, identificano strade, piazze, larghi, vicoli, scalinate. Di tanto in tanto sante, madonne e martiri compaiono al loro fianco per forgiare l’immaginario collettivo. Silhouette rigorosamente maschili ricordano ogni giorno diritti, doveri e pericoli a una cittadinanza percepita come monogenere. I cognomi unici spopolano sui citofoni condominiali mentre le insegne professionali beffeggiano la grammatica senza che alcuno/a se ne avveda e inorridisca”.
Elisa Costa ha spiegato il ruolo del Diversity management di Hera, che si occupa di tutte le attività di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e di tutto quello che può essere le diversità dentro l’ambito lavorativo.
Luciano Pirazzoli, Managing Director Ovako, multinazionale svedese, ha dichiarato: “sono diciotto anni che lavoro, ho contatti, frequentazioni continue con la realtà scandinava e Svedese in particolare. Attribuisco a tale frequentazione enorme rilevanza poiché ha comportato nel sottoscritto una mutazione culturale e comportamentale. Se nel Mondo, in Europa, nel nostro Paese in particolare, ci fossero molte più donne ai posti di comando nei ruoli politici, economici e sociali, le cose andrebbero sicuramente meglio. Una cosa è certa: ruberie, malversazioni, corruzioni, tanto diffuse nel nostro Paese, subirebbero un calo esponenziale”.
Pirazzoli ha riportato alcuni esempi pratici attuati nell’azienda in cui lavora. “Diciotto anni fa, fui chiamato ad un tentativo di risanamento di un’azienda in stato fallimentare, quella che ancora oggi dirigo. La prima cosa che si deve attuare in quei frangenti è costituire la Squadra. Individuai dieci persone da porre nei posti di responsabilità, ebbene otto di quelle dieci persone erano Donne. Un anno dopo, l’Azienda da uno stato comatoso, era già in forte utile. Quella squadra è ancora oggi la Squadra vincente che dirige non solo quell’industria in origine, ma se n’è pure aggiunta, sempre in Italia, una seconda”. Fra le altre realizzazioni, l’attivazione del telelavoro per le donne che lo desideravano, in modo che potessero svolgere il loro abituale lavoro e contemporaneamente dedicarsi alla famiglia e il congedo parentale. “Il mio Presidente di Divisione due anni fa, decise di andare in congedo di Paternità in sostituzione della moglie. In tale ambiente, ciò non procurò alcun commento, immaginate un fatto simile, qui” ha concluso Pirazzoli.