Che poi diciamocela tutta questa verità. Il Pd temporeggia per tutto, per ogni proposta dei cittadini, per ogni decisione di buon senso da prendere. Ma quando si tratta di imporre nuove tasse, è un attimo. Domani, in consiglio comunale, si istituisce già l’imposta di soggiorno. Oh, nemmeno il tempo di annunciarlo che è già fatto. Meglio così, quando si tratta di tasse bisogna portarsi avanti con i lavori.
La tassa di soggiorno serve, andrà a creare un tesoretto per rilanciare il turismo. E tanto non la pagano mica gli imolesi. Ma i non imolesi. Questo il refrain del Partito democratico che cerca la sua giustificazione in una sorta di “classificazione” tra italiani di serie A (quelli imolesi) e italiani ed europei di serie B (i non imolesi).
E’ strana l’Italia. Nei meandri delle sue leggi consente agli amministratori di imporre balzellini e tasse così, en passant. E adesso, se una famigliola – malauguratamente – scegliesse di venire a pernottare a Imola che già di per sé non è che abbia questa gran fama di meta turistica, le toccherà pagare pure la tassa di soggiorno, 20, 30, 40 euro in più. Dipende da quante notti ti fermi e da quante persone è composta la famiglia.
Come se i non imolesi che vengono a Imola fossero dei ricconi da spremere. Mica pensiamo che magari si possa trattare di persone normalissime, italiani come noi, che magari si sono concessi una piccola vacanza. Che, oltre a portare soldi, a mangiare nei nostri ristoranti, devono pure metterci il “surplus” perché il florido Comune di Imola, in tanti anni di stallo totale, in tanti anni di vita di una società turistica che si chiama STAI e che non ha prodotto NULLA in termini di indotto turistico, non è riuscita a trovare niente di meglio che ricorrere alla “mungitura” del turista. Che a questo punto, se proprio deve pagare una tassa di soggiorno, non si capisce perché lo debba fare proprio a Imola. Ma tanto vale andare a Firenze o Venezia.
Ah ecco, ho capito. L’imposta di soggiorno bisogna metterla perché il 9 luglio ci sarà, per benedizione divina, il concerto degli AC DC, l’evento musicale dell’anno. Un miracolo che abbiano scelto Imola come unica tappa italiana. E siccome sono attese frotte di turisti come non se ne vedevano dai tempi dell’ormai perduta Formula Uno, meglio approfittarne per fare cassa, che chissà quando ci ricapita.
E’ tipico. Dove c’è da acchiappare, bisogna farlo. Mica pensare a sviluppare che ne so, qualche politica turistica di medio/lungo termine. Qui è proprio la visione complessiva del turismo che manca. Come lo vogliamo trattare questo turista? Come una risorsa o come un malcapitato da spremere? Ma insomma, ci diamo un taglio a tassare pure l’aria che respiriamo?
Strano Paese l’Italia. Consente di tassare i turisti italiani che si spostano di pochi chilometri nella stessa Italia, probabilmente con grande difficoltà visto che oggi non viviamo certo in tempi d’oro e poi ti impone di accogliere migliaia e migliaia di profughi, non si sa bene a quale titolo e con quale status e li dobbiamo pure mantenere a 35 euro al giorno. Se si propone di far fare loro qualche lavoro di pubblica utilità, per ottimizzare magari tutti questi soldi che spendiamo, siamo razzisti. E allora, tassiamo pure i turisti che tanto quelli non usano mica il barcone per arrivare da noi. E per poche decine di migliaia di euro di “tesoretto” togliamo alla famiglia pure il gusto di una passeggiata. Sì voglio essere populista. Perché non sono tanto quell’uno, due, tre o quattro euro in più al massimo (al giorno) che andrà a spendere il turista per pernottare a Imola. E’ il messaggio costante che passa, che ogni cosa, ogni nostra azione, ogni passo che facciamo debba essere tassato. Ti tassano pure il divertimento, lo svago, il tempo libero. Ed è francamente una visione inaccettabile.