
Il secondo incontro si terrà il prossimo 12 marzo e non è difficile immaginare le motivazioni di tali iniziative: i 117 arresti per ‘Ndrangheta nel reggiano delle scorse settimane.
“Perché sorprenderci? – ha detto la prof. Stefania Pellegrini, intervenuta per parlare della presenza delle mafie in Emilia Romagna -. Erano cose che sapevamo da tempo. Aspettavamo solo che qualcuno scoperchiasse il calderone”.
Non sono stati usati mezzi termini nel corso di un incontro che ha messo a nudo parecchie verità, facendo luce, per quanto possibile, sulla presenza in Emilia Romagna di tutte le organizzazioni mafiose, comprese quelle straniere. Ma si è anche sottolineata la necessità di una informazione costante tra i cittadini e gli uomini della politica. “Conoscere per riconoscere” è su tutti lo slogan che prevale. Perché per riconoscere il pericolo di infiltrazione mafiosa bisogna conoscerne i meccanismi e i metodi. Una necessità messa in evidenza dall’avvocato Vincenza Rando che ha relazionato sul ruolo degli Enti Locali nel contrasto e nella prevenzione delle infiltrazioni mafiose. Facile? Affatto. “Ma il desiderio di legalità passa anche dal sapersi fare delle domande, nessuno deve pensare che la cosa non lo riguardi”, ha proseguito Pellegrini.
Non è mancato infine l’accenno al processo Black Monkey, che vede imputate 13 persone accusate di associazione mafiosa e per il quale il Comune di Imola si è costituito parte civile. Le indagini scattarono nel 2010 a seguito di una denuncia da parte di un immigrato che, proprio a Imola, era stato aggredito da tre uomini per un debito da 6mila euro legato alle scommesse clandestine.
LOTTA ALLE MAFIE, UN IMPEGNO DA INSERIRE NELLO STATUTO COMUNALE
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