Pubblichiamo una bellissima testimonianza dal gruppo Fb Sei di Imola se…
23 gennaio 1943
Con il passare dei giorni anche le mie condizioni fisiche cominciarono a farsi critiche. Prima mi si congelò un piede che mi rese difficile e faticoso camminare. Poi venni colpito dall’itterizia.
Stremato dal freddo, dalla fame e dalla disperazione,
Ci furono momenti nei quali mi augurai la morte perché era difficile poter sopravvivere in quelle condizioni così disumane.
Maledii il nazismo, la monarchia, le gerarchie militari e la guerra. Questa è la dura verità che mi sono portato nel cuore da quella esperienza tristissima.
Fortunatamente in quei giorni con me c’erano Tommaso Giacomoni di Fusignano di Ravenna, mio grande amico di naja che apparteneva alla mia batteria, ed Enrico Selleri di Imola che ebbero cura di me e mi aiutarono a camminare fino a Nikolajewka.
In molti tratti mi presero a braccetto. Senza il loro aiuto non so se da solo avrei potuto farcela ad uscire da quella maledetta sacca e salvarmi.
Questo è il quinto episodio in cui riuscii a salvarmi. Questa volta non solo per la fortuna, ma soprattutto per la generosità e solidarietà dei miei amici alpini romagnoli.
(dal mio libro ‘L’alpino dalle sette vite sul fronte russo’)
Oggi 72 anni dopo, il mio grazie di cuore più grande e la mia preghiera vanno a Tommaso ed Enrico (purtroppo entrambi andati avanti da diversi anni).
Tommaso Giacomoni è il primo in piedi da sinistra (nella prima foto)
Enrico Selleri è il primo in piedi da destra (con il bastone) (nella seconda foto)
Diotalevio Lionelli