Riceviamo e pubblichiamo dal partito della Rifondazione comunista
Sacra Bibbia, Genesi 3,14-19 versetto 16 Alla donna disse: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà».
Sono passati i millenni ma la donna deve ancora partorire nel dolore, sebbene la scienza e la medicina abbiano trovato i giusti e legittimi rimedi, umani.
Apprendiamo dalla stampa locale che uno dei metodi umani per alleviare il dolore del parto, l’epidurale, sarà disponibile gratuitamente anche presso l’Ospedale di Imola, ma solo nei giorni feriali ed in orario diurno, su indicazione della ginecologa e chissà quante altre indicazioni per limitarne il ricorso….
L’epidurale come tutte le pratiche medico-farmacologiche ha pro e contro, ma dev’essere la donna, adeguatamente informata, a decidere se usufruirne, è un suo diritto. Anzitutto è scandaloso disporre la partoanalgesia solo dietro indicazione clinica, in caso di paura del dolore patologica (tocofobia). I medici lo sanno bene mentre le/i cittadine/i invece non ne sanno molto, prevale l’idea (a volte indotto dalle stesse ostetriche) che il dolore sia sopportabile e l’epidurale potenzialmente dannosa per la/il nascitura/o. Invece il dolore è completamente soggettivo, tanti fattori possono aumentarne la percezione (specie in ospedale) fino a renderlo atroce, gli effetti collaterali dell’epidurale vanno valutati nel contesto del singolo caso e non si fa sapere che ad esempio una epidurale può scongiurare un cesareo d’urgenza.
Il parto in analgesia peridurale dovrebbe infatti essere garantito 24 ore su 24 e gratuitamente se l’obiettivo fosse la salute della partoriente e del nascituro. Purtroppo solo nel 16% delle strutture ospedaliere (fonte AAROI SIARED 2006) lo è.
Nel 2008 il ministro della Salute Livia Turco con il DPCM 23 aprile, all’art. 37 Paragrafo 3, inserisce nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) l’epidurale per il controllo del dolore nel travaglio e nel parto naturale. Ma successivamente il Ministro Sacconi lamentava l’assenza di fondi nella finanziaria Tremonti per garantire il parto indolore nelle strutture pubbliche e convenzionate. Alcune Regioni si avvalgono di una legge ad hoc per tutelare il parto fisiologico e la lotta al dolore. Il Veneto in particolare già nel 2003 si era dotato di un ampio disegno normativo per lo sviluppo delle cure palliative e la lotta al dolore (DGR 2989/2000 e la DGR 309/2003) e nel 2007 con la legge regionale 25/2007 indirizza la norma espressamente al parto fisiologico.
La vera ragione per cui l’epidurale non è garantita gratuitamente, su richiesta e 24 ore su 24, quindi è solo economica. E a chi tiene i cordoni della borsa fa comodo la nostra ignoranza. Noi siamo e chiediamo la libertà di parto e di scelta: in casa o in ospedale, senza epidurale o con. Chiediamo che i diritti vengano garantiti appieno, non secondo fasce orarie o di giorno perché le bambine/i vengono al mondo esattamente quando lo decidono loro e non rispetto alle esigenze economiche di una realtà che le/li accoglie secondo standard e regole restrittive.
Come donne chiediamo insomma diritti pieni, non dimezzati! Già dobbiamo sopportare ad Imola un numero non più tollerabile di obiettori di coscienza che limitano il nostro diritto di diventare madre consapevolmente o di rinunciarvi se non siamo pronte ed autodeterminate. Siamo madri o possiamo diventare madri per tutto il giorno e tutti i giorni! Non solo in orario diurno e feriale!
Partito della Rifondazione Comunista Imola
Antonella Caranese
Marzia Montesano
Stefania Trevigno