IMOLA – Ricorso bocciato. Il referendum per decidere se Imola deve stare o meno nella Città metropolitana non si farà. Non è materia di competenza locale. E nemmeno dalla Città metropolitana si può uscire. Le motivazioni sono state depositate lunedì scorso in cancelleria. Secondo il Tribunale l’obiettivo indicato dal quesito “volete voi che il territorio del Comune di Imola entri a far parte della città metropolitana di Bologna”? non è un obiettivo “giuridicamente percorribile” . La legge Del Rio, cioè, stabilisce che le Città metropolitane devono coincidere nei confini con l’ex Provincia di Bologna e dunque nulla si può fare per impedire tale iter.
Il Comitato referendario che la scorsa estate aveva raccolto le 646 firme per il referendum, poi bocciato dalla Commissione dei Garanti (ed ecco perché si era andati al ricorso in Tribunale) aveva fatto leva, nelle sue memorie, prodotte dall’avvocato Michele Facci, sull’articolo 133 della Costituzione che fa riferimento al mutamento delle circoscrizioni provinciali. Sulla base di questo articolo, secondo il Comitato, dalla Città metropolitana si può anche uscire.
Ma purtroppo non è bastato. Secondo il tribunale la materia non è nemmeno di competenza locale. Inutile dunque indire un referendum sebbene solo consultivo.
“Ovviamente non possiamo fare altro che attenerci alla sentenza – commenta la portavoce del Comitato Brigida Miranda -. Le nostre memorie erano ben circostanziate e puntavano soprattutto sulla valenza dell’articolo 133 della Costituzione. Sulla base di quello noi avevamo sostenuto che dalla Città metropolitana si può uscire, chiedendo, all’occorrenza,anche di mutare il quesito se non fosse risultato sufficientemente chiaro. Inoltre non sono d’accordo sul fatto che l’alternativa per Imola non esista. Acireale ha deliberato l’uscita dalla CM metropolitana di Catania perché la Regione ha istituito i liberi Consorzi Comunali. La nostra Regione, voglio ricordare, si è già avvalsa di legiferare e costituire enti speciali ad hoc come il Nuovo Circondario Imolese, unico in Italia. Che dire, non sono d’accordo con la sentenza ma ovviamente ne prendo atto”.
“Provarci era un atto doveroso nei confronti dei cittadini, di tutti coloro che su quel quesito hanno apposto la loro firma, ben 646 – prosegue Simone Carapia, capogruppo FI Imola -. In una città come Imola, tradizionalmente forse poco avvezza a battaglie di questo tipo, rimane comunque un grandissimo risultato. E’ stato il tentativo di una Città di non sottomettersi passivamente ai dettami di una legge Delrio che per noi resta pur sempre poco chiara e opaca. Possiamo dire di non essere d’accordo con questa sentenza? Sì, non siamo affatto d’accordo. Perché un referendum consultivo poteva essere comunque indetto dal sindaco anche solo per sentire il parere della sua Città. Referendum tra l’altro promesso e sul quale c’era l’impegno di tutto il Consiglio comunale. Ma ormai è cosa fatta. Dall’interno della Città metropolitana non possiamo fare altro che proseguire una battaglia doverosa per non piegarci alla supremazia bolognese e per rivendicare, all’interno di questi nuovi equilibri, un’autonomia sacrosanta propria della città di Imola”.
Per il Comitato è la fine di un sogno. Un sogno di democrazia accarezzato in questi mesi che vedeva nel referendum una possibilità concreta per permettere agli imolesi di esprimersi sull’appartenenza di Imola alla Città metropolitana. Ovviamente, la convinzione che Imola, culturalmente e geograficamente, sia in Romagna non si tocca. Ma da questa vicenda la democrazia esce decisamente un po’ più indebolita e il Comitato ora deve fare i conti con l’amarezza e forse con l’inutilità di tanti mesi di lavoro. O forse no. Sebbene alle sentenze di un tribunale ci si debba comunque attenere, il fatto che un movimento dal basso sia riuscito comunque a portare avanti questa battaglia è segno dei tempi che cambiano. E probabilmente comporterà anche la negoziazione continua di maggiore autonomia della Città di Imola nella Città metropolitana di Bologna.