…E FARE PROPRIE LE PAROLE DELL’IMAM PRESIDENTE DELLE COMUNITA’ ISLAMICHE ITALIANE ELZIR, SUL FATTO DI DENUNCIARE I FANATICI E COLLABORARE PER IL BENE DEL TERRITORIO.
Oggi finalmente a livello nazionale, prende una posizione chiara il presidente delle Comunità islamiche italiane Izzedin Elzir che afferma la necessità di collaborare con le forze dell’ordine per denunciare i fanatici e gli estremisti. Ci auguriamo che da queste dichiarazioni importanti si possa partire in primo luogo per non fare andare oggi in scena la fiera dell’ipocrisia e si arrivi a posizioni condivise per il bene del territorio.
Le parole del Vescovo Ghirelli, che alcuni mesi fa chiedeva alla comunità islamica di condannare gli orrori dell’Isis, sono oggi più attuali che mai. E anche da quella sollecitazione bisogna partire per affermare oggi che in nome di un Dio, qualunque esso sia, non si può e non si deve uccidere. E che se in nome di quel Dio, in numerose parti del mondo, e anche nella nostra Europa, culla della cultura occidentale, si continua a uccidere e a violare i diritti umani, allora questi atti, queste violenze vanno condannate da tutti.
A Sabir Mohammed, presidente della Casa della Cultura islamica, chiediamo oggi di fare proprie le parole di Elzir senza più “indignarsi” per le dichiarazioni “quantomeno inopportune del vescovo che sembravano incitare all’odio nei confronti delle minoranze”.
No, qui nessuno incita all’odio. Qui si prende atto di un fenomeno. Un fenomeno che si sviluppa in ogni parte del mondo e al di là di qualunque processo di integrazione.
E lo diciamo al sindaco Manca che aveva ritenuto le parole del Vescovo “un po’ violente perché gli islamici che vivono nel rispetto delle regole civiche dimostrano ogni giorno di essere distanti dai fondamentalismi”. Ebbene, questi terroristi erano nati e cresciuti in Francia, nello Stato più laico d’Europa. Oggi tutti noi, a qualunque livello, locale, nazionale, europeo, mondiale, dobbiamo interrogarci sul nostro futuro. Su una presa chiara di coscienza rispetto alla tutela della vita umana che non può essere annientata in nome di un Dio. Oggi è il giorno della condanna e della difesa della vita.
Ma anche un’altra questione voglio porre all’attenzione del Consiglio: domani e nei giorni a venire è necessario anche interrogarsi su quella libertà di espressione, di satira., spesso così dissacrante e offensiva. Essere uno Stato laico significa concedere di violare i simboli religiosi attraverso la satira? Quei simboli che attengono alla sfera privata di un individuo, che pure concorrono al suo sviluppo e alla sua personalità, che fa parte del nostro essere uomini? Sulla vita umana non si scherza, sia chiaro. E oggi siamo qui per affermarlo tutti insieme al di là di ogni dubbio. Non si può morire per aver disegnato delle vignette satiriche. Ma dinanzi a quelle vignette ci si può indignare e utilizzare tutti i mezzi democratici a nostra disposizione per manifestare quell’indignazione. Fermo restando che domani l’Europa dovrà dare risposte anche su questo tema.
Simone Carapia
Capogruppo FI Imola