Il tragico episodio accaduto in Francia deve far riflettere anche il nostro territorio e le nostre amministrazioni e le istituzioni religiose. Che il terrorismo sia un fenomeno con cui rapportarsi senza se e senza ma è chiaro a tutti. Ed è altrettanto chiaro che si tratta di un fenomeno che è tra noi, in mezzo a noi. Che può annidarsi anche dentro i centri islamici. Proprio di recente anche il vescovo Tommaso Ghirelli aveva chiesto alla comunità islamica imolese di condannare le persecuzioni contro i cristiani e gli orrori dell’Isis: una voce coraggiosa che si era levata in un oceano di silenzio intorno a temi che si ha sempre quasi timore di analizzare.
Oggi più che mai noi dobbiamo tenere gli occhi aperti, prendere consapevolezza che anche il nostro territorio non è indenne da questi problemi e rivedere completamente quelle pseudo-politiche del dialogo a tutti i costi, tanto osannate da una parte della sinistra istituzionale e non. Una sinistra che in questi anni non ha mai fatto una analisi seria di certi comportamenti eversivi anche da parte di alcuni Imam. Vogliamo continuare a chiudere gli oggi sul fatto che cellule terroristiche furono trovate nel 2008 dalla Digos tra Bologna, Imola e Faenza, operazione che portò a condanna definitiva sei tra marocchini e tunisini?
Certe politiche estremamente leggere, lontane dal perseguire una reale quanto difficilissima integrazione, hanno invece portato a concedere con estrema facilità permessi o cambiamenti d’uso per moschee, senza preoccuparsi delle conseguenze. Anche quando in nome di un presunto rispetto delle religioni, docenti e dirigenti aboliscono la celebrazione del Natale o tolgono un crocifisso dal muro, in realtà attentano alla nostra cultura, alla cultura di chi accoglie e ospita. Dobbiamo finalmente capire che la vera integrazione presuppone la piena adesione alla nostra tradizione culturale, alla nostra storia e identità evitando forzature o pretese di condizionare o violare, in nome del Corano, le nostre leggi che devono essere rispettate da tutti. E, sulla base di questo reale concetto di integrazione, bisogna evitare che si fomenti l’odio verso la cultura occidentale.
Simone Carapia
Capogruppo FI Imola e Nuovo Circondario Imolese