Di Brigida Miranda
Intervista all’ex deputato Enzo Raisi che da anni segnala e denuncia le anomalie di un’espansione edilizia “sfrenata” a San Lazzaro.
“Sono almeno sette o otto anni che la Procura è subissata di esposti a vario titolo, da parte di cittadini, liste civiche, comitati, sulle vicende urbanistiche di San Lazzaro. E la cosa che lascia di stucco è che solo ora tutto sia diventato caso nazionale”.
Parole amare ma di forte convinzione quelle di Enzo Raisi, ex consigliere provinciale Pdl ed ex deputato, una vita trascorsa a San Lazzaro. Il suo paese natale è finito nella bufera mediatica per le minacce che il primo cittadino, Isabella Conti (Pd), ha ricevuto a seguito della decisione di bloccare la “colata” di cemento del progetto Idice. Quasi 600 appartamenti che una cordata di cooperative avrebbe dovuto realizzare ma su cui la giunta ha posto il veto: da qui pressioni e minacce che hanno costretto la Conti a ricorrere alla Procura. Detto fatto, fascicolo aperto, indagine avviata.
Raisi, perché parla di decine e decine di esposti?
Perché in questi anni le denunce sono piovute da tutte le parti. San Lazzaro è uno dei paesi d’Italia che negli ultimi 10 anni ha conosciuto una delle più grosse espansioni urbanistiche. Siccome i prezzi di mercato sono parecchio alti, queste lottizzazioni venivano giustificate con la necessità di case popolari o a canone calmierato. Case che poi venivano vendute a normali prezzi di mercato.
E anche lei ha presentato molti esposti…
Sì. Io sono solo uno tra i tanti. Perché in questi anni i Comitati sono nati e hanno proliferato ovunque a San Lazzaro. Esposti presentati a vario titolo e in cui si denunciava un sovradimensionamento della necessità abitativa, la poca trasparenza negli appalti… Qua di denunce ce ne sono una marea.
Cosa non le va giù di questa vicenda?
Ciò che fa un po’ sorridere è che le minacce al sindaco siano diventate caso nazionale. Io non contesto il fatto che lei abbia fatto ricorso alla Procura anzi, il suo è stato un atto doveroso. Ma voglio anche ricordare che la Conti ha seduto in consiglio per 10 anni, ha seguito tutto l’iter del progetto Idice, è stata anche assessore al Bilancio nell’ultimo anno. E non ha mai votato contro, ha sempre assistito silente a queste espansioni che noi ritenevamo anomale. Lei, in altre parole, ha fatto il ‘tirocinio’ dall’ex sindaco Macciantelli, uno dei più grandi sponsor di queste politiche urbanistiche.
E cosa è accaduto adesso secondo lei?
Secondo me si è rotto un meccanismo interno al Pd e a quel mondo ‘collegato’ e lei si è ritrovata con la patata bollente, forse involontariamente.
Insomma, una lotta “interna”…
Certo.. e che va avanti da anni. Molte delle denunce che io ho presentato nascevano proprio da una lotta interna al Pd. Alcuni dei loro esponenti facevano pervenire a me informazioni che poi risultavano essere effettivamente veritiere.
Ci racconti un episodio…
Uno tra i più “simpatici” riguarda la Pablo, società di consulenze, marketing e comunicazione dove lavorava la compagna dell’ex capogruppo Pd in Regione, Marco Monari. Mi segnalarono che questa società prendeva qualcosa come un milione all’anno di consulenze dalla Regione senza bandi pubblici. In pratica pare assegnassero lavori per “stralci di attività”, in modo da restare al di sotto della soglia che la legge prevede per il bando. Anche lì feci un esposto, loro minacciarono una querela che non è mai arrivata. E l’esposto fu archiviato. Quella società ha realizzato un sito anche per il Comune di San Lazzaro. Ma quel sito aveva molti problemi tecnici e non funzionò mai del tutto: eppure il Comune lo ha pagato lo stesso oltre 20mila euro.
Ma come funziona esattamente questo “mondo” dell’espansione urbanistica?
Intanto, le aziende che lavorano sono sempre le stesse. Addirittura ci fu il caso dell’assessore Leonardo Schippa che, mentre aveva la delega all’Urbanistica, faceva anche il consulente per una di quelle aziende che lavoravano a San Lazzaro. Quando il bubbone scoppiò, si dimise sei mesi prima della fine del mandato “per motivi personali”.
Lei ha mai ricevuto minacce o avvertimenti?
Nella mia vita ho presentato decine di esposti. Nel 2010 ne presentai uno sulla lottizzazione Cipea segnalando presunti abusi edilizi. Davanti alla Procura mi ritrovai un avvocato delle cooperative che mi “avvertì” di lasciar perdere. Com’è andata a finire? Che delle minacce non se ne seppe nulla mentre per le denunce specifiche che avevo fatto ci sarà il primo grado la prossima primavera, in coincidenza con la prescrizione dei reati dopo cinque anni.