Di Brigida Miranda
Che poi una mattina apri i giornali locali e leggi qualcosa del tipo: “Pressioni e minacce al sindaco di San Lazzaro. Vuole bloccare la ‘colata’ del progetto Idice”… e ti chiedi se vivi ancora in Emilia Romagna. Nella terra della cooperazione, della democrazia, del “lavoro per tutti”, della libertà. Perché a noi del Sud ce lo dicono da sempre che l’Emilia Romagna è una delle migliori Regioni d’Italia in cui trasferirti se vuoi migliorare la qualità della tua vita. In termini di ambiente, di sanità, di economia, di lavoro.
Ma basta un attimo per aprire gli occhi. Per capire quanto il “sistema” sia radicato anche qui. Che se non sei “impastato” per bene e non hai le conoscenze giuste, col cavolo che lavori. Che se dai un po’ fastidio, se non ti pieghi a certe logiche, col cavolo che ti sistemi, con il tuo posticino fisso, magari dentro una partecipata pubblica.
Che tutto il mondo è paese, lo abbiamo capito da tempo. Che il fenomeno della corruzione e certi atteggiamenti di stampo mafioso non siano tipici solo di alcune parti d’Italia, ben più blasonate, è pacifico. E quando certe notizie le leggiamo e le apprendiamo dalla stampa “nordica” ne hai la conferma. L’Italia è una. Nel bene e nel male.
Allora, hai due alternative. Voltare la faccia e prendere certe cose con leggerezza, perché tanto va così dappertutto. O avere il coraggio di scandalizzarti e indignarti ancora. Perché, vedete, se non ci indigniamo nemmeno più, significa che non c’è più speranza.
E il sindaco di San Lazzaro, Isabella Conti, è una persona che ha avuto il coraggio di indignarsi. Ha avuto il coraggio di tutelarsi. Dopo le minacce ricevute, e nemmeno troppo velate, riferite da “qualcuno” a un dipendente comunale (“ma questa qui vuole passare un guaio? Vuole che le capiti un incidente?”), lei è andata in Procura. Non si è piegata al sistema. Ha denunciato tutto facendo aprire un fascicolo sulla vicenda. La sua “colpa”? Stoppare, insieme alla sua giunta, una ‘colata’ di cemento a San Lazzaro. Un progetto di quasi 600 appartamenti, con annessi scuola e centro sportivo che vedeva al centro una cordata di cooperative che su quel Piano operativo comunale speravano da tempo. Ma ce la possiamo raccontare come vogliamo: quella era una colata di cemento, osteggiata dai comitati, dalle forze di opposizione e pure da una certa parte della sinistra. E se un sindaco e una giunta lungimiranti si svegliano e decidono che sono altre le politiche urbanistiche e ambientali da adottare, e che è ora di pensare davvero alla riqualificazione e non al consumo di suolo, può capitare anche questo. Che partano quelle che sono state definite “pressioni”. Quelle frasi sono state pronunciate con leggerezza? Non è questo che conta. Un sindaco ferreo non aspetta che ti arrivi il proiettile in busta.
Perché la legalità la si persegue anche con l’esempio e con il coraggio della denuncia. Perché se anche la tematica sempre calda della trattativa Stato/mafia tiene banco ovunque in Italia, in realtà quello che non dobbiamo dimenticare è che lo Stato siamo noi e che siamo noi con le nostre azioni a poter realmente costruire un mondo migliore, partendo dalla nostra coscienza civica.
C’è una cosa che sento davvero di dover dire a commento di questa brutta storia che getta, per l’ennesima volta, un’ombra sinistra su una Regione che ormai non è più eccellenza in nulla. Nemmeno in fatto di moralità (semmai lo è stata). L’altro giorno leggevo che numerosi studenti, grazie all’associazione Libera, stanno seguendo le udienze del processo “Black monkey”, una vicenda che vede imputate 13 persone per associazione mafiosa e le cui indagini sono partite proprio da Imola. Un modo per capire e conoscere il fenomeno mafioso anche in Emilia Romagna. E questo è un bene. Ma un monito sento di farlo. Non ci possiamo svegliare solo quando c’è un’indagine o un processo in corso. E’ anche la cultura della prevenzione che deve prevalere e che va sviluppata. Ci dobbiamo svegliare di fronte a qualunque tipo di atteggiamento mafioso. Di fronte a qualunque tentativo da parte dei poteri forti di voler in qualche modo manipolare azioni e pensieri. Ci dobbiamo svegliare anche di fronte al dubbio, che è cosa diversa dall’illazione. Di fronte a rapporti poco chiari e trasparenti. Non possiamo sempre giustificare. Perché tanto nessuno sapeva nulla prima dello scandalo. Perché se certe indagini partono, se certi fascicoli vengono aperti, è perché qualcuno si è svegliato in tempo. Senza attendere gli altri. Come ha fatto il sindaco di San Lazzaro. Che si è accorto in tempo di qualcosa di poco chiaro… e non mi riferisco alla denuncia doverosa e coraggiosa che ha fatto alle forze del’ordine. Ma alla sua decisione di bloccare un progetto che già tanti dubbi e perplessità aveva sollevato nella sua comunità.