Lo studio di fattibilità è già stato finanziato con 200mila euro. Soldi del Consorzio Ami, cioè soldi dei cittadini. E con un altro cospicuo finanziamento, con altri soldi pubblici, nel 2016 si procederà ad ampliare la discarica Tremonti sul versante ravennate, in Comune di Riolo Terme. Se ne parla da anni, a spot, senza mai una reale opera di informazione compiuta.
Cos’è che non ci hanno ancora detto? Intanto, che la discarica Tremonti è già la discarica più grande dell’Emilia Romagna con un volume di 4 milioni 175mila metri cubi pari a 3 milioni 758mila tonnellate di rifiuti, che corrispondono ai lotti 1 e 2 già esauriti e un altro volume di 2 milioni 94mila metri cubi pari a 1 milione 500mila tonnellate di rifiuti che corrispondono al lotto tre.
Il lotto 3 è entrato in gestione operativa appena nel 2010. La sua saturazione è prevista per il 2016. Come mai questo lotto si è già saturato nel giro di cinque anni? Che tipologie di rifiuti abbiamo accolto e le abbiamo accolte davvero solo dalla Regione o da altre parti d’Italia?
A parte le due notizie emerse per caso – ripetiamo per puro caso – sull’arrivo di rifiuti sia dalla discarica di Malagrotta (Roma) e forse da Avezzano e alcune tonnellate di rifiuti da San Marino (che Sogliano non aveva voluto prendere), che si sommano ai rifiuti campani accolti alcuni anni fa, non disponiamo di dati reali e consultabili sull’arrivo dei rifiuti in discarica. I consiglieri comunali di opposizione chiedono da quasi due anni i fatturati scorporati della discarica per sincerarsi del suo volume d’affari e per capire se 1,7 milioni di euro, che il Comune di Imola riceve per il disagio ambientale, sono una cifra equa.
In assenza di tali dati è veramente difficile andare a capire cosa sta realmente accadendo alla discarica di via Pediano. Ma il fatto che in tutta fretta si predisponga un nuovo ampliamento è molto preoccupante. In primo luogo perché il messaggio che arriva è che le politiche ambientali del ConAmi e di Hera non stanno viaggiano nel senso del riutilizzo e del riciclo, ma nel senso dell’incenerimento e dell’interramento del rifiuto. L’altro messaggio che passa, e che a mio avviso è molto pericoloso, è che il business vero sta nel traffico del rifiuto indifferenziato, un ramo in cui notoriamente la criminalità organizzata trova spesso tanti spiragli entro i quali infiltrarsi.
Altra cosa che non ci stanno dicendo è che il decreto Sblocca Italia del governo Renzi, nero su bianco, afferma che la raccolta differenziata non è conveniente, quindi non bisogna investire in tale direzione. I rifiuti indifferenziati invece potranno viaggiare da Nord a Sud, inceneriti o interrati in impianti già esistenti o in nuovi impianti. E mentre il presidente Bonaccini promette “meno rifiuti e più riutilizzo” e “meno impianti ad alto impatto ambientale”, non solo le politiche nazionali viaggiano in direzione diametralmente opposta, ma anche quelle locali e in particolare quelle del ConAmi sembrano altamente fregarsene. In questi anni ci è stata venduta la bufala che la gente non è pronta per una raccolta differenziata spinta che potrebbe davvero creare posti di lavoro e ridurre in maniera considerevole i rifiuti conferiti in discarica: se si fosse cominciato 10 anni fa, la gente a quest’ora si sarebbe già abituata. E se non si parte mai la gente non si abituerà mai. Oggi a Imola si differenziano pochissimi rifiuti: plastica, vetro e lattine vanno ancora nella stessa campana, non esiste la raccolta dell’umido e ci sono indicazioni poco chiare per il multimateriale che andrebbe conferito solo in discarica. Non produciamo rifiuti differenziati “di qualità”. E anche quando differenziamo, quindi, il costo per il riciclo diventa molto alto. Perché non esiste una politica che consenta di abbattere il costo all’origine e cioè attraverso una creazione di coscienza civica del cittadino chiamato a differenziare praticamente tutto ciò che si può. Perché ci raccontano che non siamo pronti, in contrasto invece con tantissime realtà d’Italia che da anni praticano la raccolta differenziata spinta.
C’è un’ultima cosa che non vi dicono. Secondo l’ultimo rapporto regionale SGRUA (servizio gestione rifiuti urbani e assimilati) la provincia di Bologna è all’ultimo posto per raccolta differenziata con un misero 42, 3% calcolato al 2011. Il costo medio provinciale per tonnellata di rifiuto trattato al 2011 è tra i più alti della Regione. A Ferrara smaltire una tonnellata di rifiuti costa 290 euro, a Rimini 280, a Bologna 260 euro. In tutte e tre le province compare la gestione di Hera. Cosa significa? In primo luogo che dobbiamo interrogarci sui costi proposti da Hera s.p.a..
L’altra considerazione, già richiamata, è che interrare o incenerire rifiuto indifferenziato è un vero affare, soprattutto quando il rifiuto lo prendiamo da fuori Regione. Ma ciò che omettono di raccontare è che stiamo consegnando alle future generazioni, ai nostri figli e ai nostri nipoti, suoli sempre più inquinati e ambienti sempre più malati. Ma soprattutto stiamo privando le nuove generazioni della preziosa conoscenza che permette di rendere il rifiuto una risorsa piuttosto che uno scarto. Ed è solo questione di volontà politica, di business e di interesse economico.