Succede in Italia. Succede in Emilia-Romagna. Succede a Modena.
Succede che una nota struttura sanitaria a maggioranza pubblica indica una selezione per un posto all’interno dell’Ufficio stampa. Il bando è semplice, lineare. Si richiede la laurea e l’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti. Alla selezione, indetta nel giorno dello sciopero nazionale dei trasporti, si presentano 60 persone; nonostante le difficoltà nel raggiungere il luogo dell’esame, 60 persone, moltissimi giovani, arrivano puntualissimi per il test, alcuni colmi di speranza, altri un po’ rassegnati … perché glielo leggi in faccia che è l’ennesima selezione pubblica che affrontano. Ma tant’è, è l’Italia dei contratti a tempo determinato, l’Italia dei disoccupati, dei giornalisti precari e sottopagati, e per quel posto all’interno dell’Ufficio stampa, della durata di un solo anno, sono arrivati da tutta Italia. C’è una ragazza che arriva dalla Puglia, è partita il giorno prima e ha pernottato a Modena. Un’altra viene da Milano e per arrivare è stato un calvario, un’altra viene da Roma, stesso viaggio della speranza nel giorno in cui i treni sono a singhiozzo. E sono solo alcune delle storie carpite tra i 13 che, su 60, sono riusciti a superare il test scritto. Trentatrè domande in 45 minuti, su cultura generale, deontologia professionale, norme afferenti l’attività giornalistica. E chi l’ha superato il test, significa che quegli argomenti se li è studiati davvero e se qualcuno si prende la briga di partire dal Sud Italia per partecipare alla selezione, forse significa che nei concorsi pubblici ci crede ancora.
I 13 ragazzi vanno a colloquio. Viene loro assicurato che il nome dell’idoneo al ruolo verrà reso noto entro qualche giorno. Sono di parola, in effetti. Dopo due giorni, il nome è già sul sito. Certo, leggendo il nome, a qualcuno viene la curiosità di andare a vedere se ci sono informazioni in rete sul vincitore. In fondo siamo tutti giornalisti, l’indagine ce l’abbiamo nel sangue. Ma indagare non è difficile. Basta digitare il nome del prescelto per capire che a quella stessa persona, casualmente, era scaduto, a maggio, un contratto simile, per l’azienda sanitaria di Modena e che, nel frattempo, aveva già ampiamente curato la comunicazione per la struttura in questione. Tutto regolare certo, così come siamo certi che sia stata selezionata la persona più meritevole. Ma le domande, i dubbi, restano. Il dubbio che si sia voluta assicurare una continuità lavorativa a un ‘predestinato’ forse. O che la commissione non sia stata del tutto imparziale avendo di fronte, al colloquio, una persona che aveva già lavorato per l’azienda sanitaria che partecipa, in quella struttura, al 51%. Forse, allora, è meglio che i bandi siano scritti in maniera più “vincolante” o come si suol dire che siano “cuciti addosso al vincitore”: almeno si può evitare a tanti giovani i costi del viaggio, del pernottamento e una buona dose di illusione.
Senza rancore, ma in questa Italia, io non mi riconosco e non mi sono mai riconosciuta. E credere nel sistema pubblico di selezione, oggi più che mai, mi riesce davvero difficile.