Consigliere comunale capogruppo a Bologna per Forza Italia, consigliere metropolitano, una lunga esperienza come consigliere a Porretta Terme e nella Comunità montana della Media e Alta Valle del Reno, l’avvocato Michele Facci, 48 anni, responsabile dell’associazione “Popolo dei consumatori”, sceglie di scendere in campo per le elezioni regionali del 23 novembre, nella convinzione che le politiche dei territori debbano trovare sostegno anche e soprattutto in Regione.
Da dove deriva la sua decisione di correre alle elezioni regionali come consigliere?
Innanzitutto dalla consapevolezza che tante, troppe decisioni su tematiche prettamente territoriali passano dalla Regione. Agricoltura, sanità, politiche abitative e ambientali, urbanistica e mobilità, trovano il loro massimo livello decisionale nella Regione subito dopo lo Stato. Per portare avanti le battaglie di trasparenza e per il mantenimento dei servizi è necessario far sentire la propria voce in Regione.
Tra i suoi ‘cavalli di battaglia’ c’è indubbiamente la lotta al degrado e all’illegalità…
I fatti di questi mesi a Bologna, le occupazioni abusive di immobili perpetrate dai centri sociali sono la dimostrazione di come queste amministrazioni di sinistra siano state negli anni troppo tolleranti verso questi fenomeni. Ciò che accade oggi a Bologna, soprattutto con l’avvento della Città metropolitana, può essere una grave anticipazione di ciò che potrebbe accadere anche in provincia se non vengono varate serie politiche sulla sicurezza. Fenomeni di degrado, di prostituzione, di microcriminalità non lasciano indenne nessun territorio. E la crisi, la povertà, l’emergenza abitativa non migliorano certo le cose ma anzi sono vere e proprie ‘bombe a orologeria’.
Cosa fare dunque?
E’ necessario guardare in faccia alla realtà, prendere coscienza che le politiche buoniste della sinistra finora non hanno portato da nessuna parte. Noi partiamo dalla ‘casa’ che deve essere un diritto di tutti ma nel rispetto delle leggi “di chi è arrivato prima”; è inaccettabile vedere famiglie italiane, da anni in attesa di un alloggio, venire scavalcate dagli ultimi arrivati, spesso stranieri. Occorre rivedere i meccanismi di accesso alle graduatorie e fare chiarezza sulla gestione degli alloggi Acer.
Serve anche particolare attenzione alle politiche sociali e del welfare…
Politiche che devono tutelare chi ha realmente bisogno e non, come spesso avviene, i “furbetti”. Ma è anche ora di dire basta al solidarismo peloso e alla politica indiscriminata delle porte aperte. Le operazioni scellerate come “Mare Nostrum” non sono più sostenibili e c’è bisogno che la Regione Emilia Romagna, da sempre tra le più tolleranti in termini di accoglienza alzi forte la voce contro un Governo che non sa farsi rispettare in Europa sul tema dell’immigrazione.
Da neoeletto consigliere della Città metropolitana ha affermato che la tutela dei territori deve essere la priorità.
La Città metropolitana è una partita ancora tutta da giocare ed è necessario chiarire subito gli equilibri tra centro e periferia. Non possiamo rischiare che i territori marginali vengano penalizzati a favore solo di Bologna. Non possono esistere cittadini di serie A e di serie B. Da questo punto di vista l’attività di un consigliere metropolitano deve necessariamente interfacciarsi con le decisioni assunte in Regione. I territori montani, le economie di nicchia, dovranno trovare sostegno sia nella Città metropolitana che nella Regione per continuare a sopravvivere.
C’è grande sensibilità anche sulle tematiche ambientali…
Il dissesto idrogeologico deve essere messo tra le priorità di questa Regione. Abbiamo visto tutti cosa è accaduto con le ultime piogge. Siamo stanchi di sentirci dire che non ci sono soldi per la pulizia degli argini: perché, puntualmente, le risorse investite per riparare ai danni sono decine di volte maggiori rispetto a quelle che si impiegherebbero per una corretta politica di prevenzione.
Anche il tema “amianto” mi sta molto a cuore. A Bologna, per esempio, abbiamo proposto il censimento degli edifici contenenti eternit e un’istruttoria pubblica sull’argomento. Buone pratiche che possono e devono essere replicate in tutta la Regione.
Cosa auspica nel settore economico?
Abbiamo bisogno di varare un piano economico che garantisca realmente il lavoro a giovani, donne, disoccupati ed ‘esodati’. Dobbiamo promuovere il merito, la concorrenza leale e regole uguali per tutti. Bisogna dire basta ai lavori pubblici vinti dalle solite aziende o cooperative e ai concorsi vinti dai soliti noti. L’intreccio tra politica ed economia ha prodotto, anche a Imola, effetti disastrosi, basti guardare alla situazione di alcune tra le più grandi cooperative del territorio. A questo si aggiungano le cure obsolete effettuate dalla passata Giunta Regionale che hanno solo rallentato la progressiva agonia nella quale versavano decine e decine di aziende. Il risultato è stato un allarmante tasso di disoccupazione cui la nostra provincia non era abituata. Sono necessarie cure e risposte da parte dell’amministrazione regionale in grado di dare nuovo slancio e nuova linfa all’imprenditoria e che passano necessariamente dalla detassazione e dagli sgravi fiscali.