Sarà curato dall’avvocato Michele Facci, già eletto nel Consiglio metropolitano
Essere nella Città metropolitana e difendere i territori è possibile? Sì e non è per nulla un controsenso. Ne è convinto Michele Facci, consigliere comunale e presidente del gruppo Forza Italia a Bologna, di recente eletto nel Consiglio metropolitano. Fortemente critico verso la legge che stabilisce i criteri di costituzione della Città metropolitana “peggiorativa rispetto al precedente assetto delle Province”, Facci crede fermamente che “le modalità di creazione delle Città metropolitane penalizzino i territori di periferia, soprattutto quelli più lontani dal capoluogo e non ne garantisce adeguata rappresentatività”.
Tuttavia, dal processo di creazione delle Città metropolitane non si può fuggire e tanto vale combattere la partita dall’interno. “Sono stato eletto nel Consiglio metropolitano ma sono critico rispetto a questo assetto – spiega Facci -. Si dovrà tenere conto in particolare del peso dei territori all’interno della Città metropolitana che certamente non vorranno sottostare alle logiche di Bologna. Pensiamo solo agli equilibri scaturiti da queste elezioni. Il Pd di Bologna aveva proposto 6 candidati, certo che sarebbe riusciti a eleggerli tutti su un totale di 12. E invece si è ritrovato che 9 consiglieri sono della provincia e solo 3 di Bologna. E questo può dare fastidio al sindaco di Bologna, Virginio Merola. C’è anche da dire che, in questa prima fase, il sindaco della Città Metropolitana è per legge il sindaco bolognese, ma sul lungo periodo non è certo che la situazione resti tale e che non ci siano indicazioni di altro tipo nello Statuto”.
Originario di Porretta, Facci ben conosce le tematiche prettamente territoriali e, anche per questo, ha accettato di buon grado di curare il ricorso per il referendum che consenta agli imolesi di potersi esprimere sull’adesione alla Città metropolitana di Bologna. Nelle settimane scorse i Garanti avevano giudicato il referendum inammissibile puntando su due motivazioni: la competenza in materia non è comunale e nella Città metropolitana si può solo entrare mentre l’uscita non è prevista.
Due argomentazioni che il Comitato referendario, con l’ausilio dell’avvocato Facci, tenterà di smontare totalmente. “In primo luogo la richiesta di un referendum consultivo rientra nelle competenze della cittadinanza – prosegue Facci -. Queste sono materie che prevedono una spinta dal basso anche se poi c’è bisogno dell’intervento di altri soggetti quali la Regione. Ma non è pensabile che i cittadini non possano essere chiamati a esprimersi su tali questioni”.
“In secondo luogo la legge Del Rio non può andare contro all’art. 133 della Costituzione che consente l’iniziativa comunale per chiedere il mutamento delle circoscrizioni provinciali – prosegue l’avvocato -. Inoltre la legge Del Rio nulla dice sull’obbligatorietà dell’ingresso dentro la Città metropolitana”.
Entro 30 giorni il tribunale ordinario dovrebbe rendere nota la data della prima udienza. E sono due le ipotesi che potrebbero aprirsi al termine del procedimento. O il tribunale può sostituirsi al Comitato dei Garanti, esprimendosi direttamente a favore o meno del referendum o chiedere al Comitato di riesaminare la questione alla luce delle nuove argomentazioni prodotte. (Brigida Miranda)
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