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PESCHE NETTARINE, CROLLANO I PREZZI AL PRODUTTORE. AGRICOLTORI IN RIVOLTA

DSCN5592IMOLA – La Cia, Confagricoltura e Copagri ancora una volta uniti in Alleanza per l’Agricoltura per affrontare un’altra grave difficoltà del mondo agricolo: il forte calo dei prezzi delle pesche nettarine. L’incontro con i produttori del territorio imolese si è tenuto nella serata di mercoledì 23 luglio nella sala del Centro Sociale La Stalla e ha visto la partecipazione di un numeroso pubblico.

Sul tavolo dei relatori il Presidente della Cia di Imola, Giordano Zambrini, il Presidente provinciale della Confagricoltura, Gianni Tosi, il Vicepresidente provinciale della Copagri, Marco Alberghini, il Presidente della Copagri di Imola, Roberto Padovani, il Presidente della Cia di Bologna, Marco Bergami, il Vicepresidente regionale della Cia, Cristiano Fini.

“Purtroppo ancora una volta – ha spiegato il Vicepresidente regionale della Cia Cristiano Fini – i prezzi delle pesche nettarine sono in picchiata e questo è dovuto soprattutto al crollo dei consumi causati dalla crisi economica, dal fatto che i consumatori sprecano meno alimenti e dalla concomitanza delle produzioni spagnole sui mercati di tutto il continente con le nostre. Credo che di fronte a questo tema debbano essere adottate tutte le misure che si possono mettere in campo per aiutare i produttori perché non possiamo continuare a pagare la frutta a chi produce un anno intero 15, 20 centesimi al chilo a fronte di un costo di produzione di circa 40 centesimi e chiedere poi ai consumatori per le stesse pesche 2 euro o 2,40. La forbice è veramente troppo ampia. I passaggi che ci sono in mezzo portano via sicuramente delle risorse ma va detto che, comunque, non si riesce a capire perché il prezzo delle pesche ai produttori cala mentre rimane lo stesso sullo scaffale. E’ una doppia beffa. Anche da questo punto di vista credo che chi fa parte del terminale della vendita deve riflettere su quello che si sta facendo e parlo della grande distribuzione organizzata ma parlo anche dei dettaglianti perché i prezzi sono i medesimi: troppo alti per il consumatore ma veramente troppo bassi per i produttori.

Credo che una delle misure che vada messa in campo immediatamente, e attendiamo una risposta a breve dalla Comunità Europea, sia quella del ritiro straordinario di prodotto perché sappiamo che sui mercati c’è troppa frutta e questo potrebbe dare ossigeno alle imprese e ai mercati. Se la risposta positiva non dovesse arrivare, sarebbe veramente un grosso problema, un dramma”.

Ma c’è anche un altro problema. “Una cosa evidente in questa ennesima crisi della frutticoltura – ha sottolineato Marco Alberghini, Vicepresidente provinciale Copagri –  è che non siamo uniti: da una parte c’è il gruppo Alleanza per l’Agricoltura, dall’altra c’è la Coldiretti che va nelle spiagge a regalare la frutta”. L’incontro è stata l’occasione per parlare direttamente con i produttori. “Siamo stati sollecitati dagli stessi agricoltori perché vogliono capire le cause di tutto questo – ha continuato Alberghini. – La crisi è strutturale e si trascina da diversi lustri anche perché manca un livello di progettazione nazionale dell’agricoltura e paradossalmente gli agricoltori dovrebbero ricevere contributi non dalla comunità europea ma dal consumatore a riconoscimento del proprio lavoro. Quindi spendere in pubblicità, in divulgazione circa il prodotto nazionale non sono soldi buttati via e dovremmo probabilmente ricominciare da zero nell’educare la gente a consumare frutta e a consumare prodotto italiano”.Le conclusioni sono del Presidente della Cia di Imola, Giordano Zambrini che ha chiesto all’assemblea il mandato per poter predisporre uno o più documenti politici da sottoporre al vaglio dei rispettivi organi deliberanti delle organizzazioni presenti.

“Il documento sarà oggetto di approfondimento ed elaborazione – ha precisato Zambrini – e questi saranno i contenuti. Intanto occorre aprire un ragionamento sulla strutturazione commerciale presente, privata e cooperativa, finanziata con i soldi dell’Unione Europea e quindi da tutti i contribuenti europei. Poi occorre discutere la messa in applicazione di quanto contenuto nell’art.62 della Legge 24/3/2012 n°27 che regola la cessione dei prodotti agricoli e alimentari. Il produttore agricolo deve veder riconosciuto, quando vende il proprio prodotto, almeno i costi di produzione sostenuti. Non è più possibile che la filiera ortofrutticola scarichi il rischio di impresa solo sul produttore agricolo. Da qui la necessità di un approfondimento politico che noi riteniamo sia inizialmente Agrinsieme, il problema è, però, che Agrinsieme a Bologna non è stato ancora attivato”.

E infatti vengono dai produttori presenti all’incontro le parole più dure e le minacce. Qualcuno vorrebbe bloccare i magazzini ortofrutticoli impedendo l’entrata e l’uscita dei prodotti creando, quindi, problemi per l’indotto.  Altri hanno espresso la volontà di presentare la revoca da socio dalle O.P e/o dalle cooperative non ritenendole in grado di fare il loro lavoro e cioè di organizzare la produzione e ottenere il prezzo adeguato dei prodotti.

Altri ancora hanno detto che non è più possibile avere una frammentazione sindacale figlia di una storia che ormai non  c’è più.