E’ certamente lecito chiedersi se la gestione della società Beni Comuni è davvero virtuosa, perché leggendo i numeri iscritti a bilancio presentati dal direttore Lorenzi appare evidente un dato: l’utile aziendale è praticamente insignificante.
A poco serve la consolazione che almeno non si debbano registrare delle perdite. In effetti se non fosse considerato l’oltre un milione di contenzioso con Hera che il Comune di Imola ha girato alla Beni Comuni, operazione questa del tutto lecita, saremmo qui a parlare di un secondo bilancio in rosso di qualche centinaia di migliaia di euro.
Osservato questo, la questione che maggiormente sollecita la curiosità è un’altra.
Il Comune di Imola due anni fa scelse di scorporare parte della sua attività delegandola ad una società esterna assegnando a questa diverse decine di dipendenti giustificando l’operazione con il facile ritornello di una maggiore efficienza non solo operativa ma anche economica.
Ora, visti i risultati del secondo anno di attività, quello del definitivo assestamento societario, ci si sarebbe dovuti attendere un risultato economico certamente migliore di quello che emerge dal bilancio 2013. Riscontrare un sostanziale pareggio, cosa certamente non negativa, seppure viziato da una alchimia contabile (contenzioso Hera), fa sorgere alcune domande: se la società costituita non produce utili perché è stata costituita? Se questi sono i risultati non si poteva continuare a gestire l’attività decentrata direttamente in ambito comunale?
Interessante sarebbe avere risposte e da queste si potrebbe capire che le vere ragioni della nascita della società Beni Comuni erano altre.
Che il Sindaco risponda credo sarebbe doveroso. Noi seppure ormai disincantati siamo curiosi di conoscere risposte che mai arriveranno.
Alessandro Mirri
Nuovo Centrodestra
Imola 18 giugno 2014