La violenza di genere è uno di quei temi che vengono affrontati regolarmente e che tuttavia non esauriscono mai la loro funzione di riflessione, di ricerca del problema e delle possibili soluzioni. Per questo motivo le Associazioni “Primola” e “PerLeDonne” hanno ritenuto necessario realizzare un progetto volto a raccogliere opinioni, impressioni e dati in merito alla violenza sulle donne.
Il progetto è stato strutturato in due fasi: nella prima sono stati somministrati 415 questionari, volti a rilevare quale sia la percezione sulla violenza di genere, e nella seconda si sono analizzati e discussi i dati ricavati, in occasione dell’incontro dal titolo “Perché la violenza sulle donne riguarda tutti?” che si è tenuto il 24 settembre scorso.
La maggioranza di coloro che hanno compilato il questionario (78%) sono donne, il 21% sono uomini, il restante 1% non ha specificato. Per quanto riguarda il titolo di studio dei partecipanti al progetto, le percentuali più significative sono così divise: il 20% è in possesso della licenza media, il 47% ha il diploma superiore e il 31% è laureato. Ciò significa quantomeno che coloro che hanno compilato il questionario dovrebbero essere in possesso di una buona cultura di base, anche se più o meno approfondita.
I dati si dividono però anche per quanto riguarda la nazionalità dei partecipanti: la maggioranza (87%) è prevedibilmente italiana, ma nella percentuale restante figurano cittadini albanesi, italo-argentini, moldavi, peruviani, polacchi, dominicani e rumeni. Questo dato è particolarmente significativo, in quanto la violenza di genere è un problema che interessa, seppure in misure diverse, tutti i paesi, ed è particolarmente utile conoscere le opinioni e le proposte di persone di altra nazionalità.
Per quanto riguarda i canali attraverso i quali gli intervistati sono venuti a conoscenza della violenza di genere, il 40% ha indicato la tv e le radio, il 32% i giornali, l’11% attraverso Internet, il 10% attraverso parenti o amici. Ma il dato forse più importante e preoccupante riguarda l’esperienza diretta: il 4% (37 persone, di cui 5 maschi e 32 donne) affermano di esserne stati in qualche misura coinvolti. La percentuale restante è suddivisa fra corsi sulla violenza, e chi afferma di non averne mai sentito parlare (3% equivalente a 25 persone), essendo anche quest’ultimo un dato interessante.
Quando ai partecipanti al questionario è stato chiesto quali fossero a loro parere le forme in cui si manifestava violenza di genere, il 30% ha indicato la violenza sessuale, il 31% quella fisica, il 32% quella psicologica, e solo il 4% ha indicato quella economica, e il 3% quella religiosa. Da ciò si può dedurre che le forme più palesi di violenza sono ben conosciute, mentre altre vengono sottovalutate o prese poco in considerazione. Un alto dato importante riguarda i responsabili della violenza di genere: in base ai dati raccolti, il 46% pensa che a commetterla sia prevalentemente il coniuge o il fidanzato. A seguire, il 21% rimane nell’ambito dei familiari, il 12% pensa che accada nella cerchia di conoscenti e amici, il 14% che sia imputabile agli estranei e il 7% ritiene responsabili gli stranieri.
Alla domanda nella quale si chiedeva perché la vittima di genere fosse tale, il 42.7% ha risposto che ciò era da imputare a una psiche fragile o insicura, il 43,3% ritiene che le vittime non siano colpevoli, il 7% ritiene che sia affetta da qualche patologia o disabilità che rende la persona particolarmente vulnerabile, il 4% non lo sa o non lo indica, il 3% pensa che la vittima sia in qualche modo causa della violenza. Analizzare soprattutto questo dato è particolarmente importante nell’ottica della percezione delle dinamiche della violenza di genere.
Per quando riguarda le persone o gli enti a cui rivolgersi in caso di violenza, il 36% indica le Forze dell’Ordine, il 29% i Centri Antiviolenza e i Servizi Sociali predisposti dai Comuni, il 21% familiari o amici, il 12% persone di fiducia, e un 1% le figure religiose. Il restante non ha indicato una preferenza.
La domanda successiva verteva sulla percezione della pericolosità del fenomeno della violenza di genere in Italia e nel circondario imolese. Per quanto riguarda la situazione nazionale, addirittura il 75,5% avverte questo problema come un’emergenza sociale, il 15% come una situazione preoccupante ma tutto sommato non considerabile un’emergenza, il 3% indica una situazione normale, il restante 6% non ha una propria opinione a riguardo, o non lo ha indicato. A livello locale invece, le percentuali subiscono forti variazioni. Solo per il 18% dei partecipanti la violenza di genere è un’emergenza sociale nel circondario imolese, ma il 48% la reputa quantomeno una situazione preoccupante. Il 26% afferma di non saperlo, il 6% la reputa una situazione normale, e il 2% non ha indicato preferenze. Si può notare come il senso di urgenza scenda notevolmente a livello locale, anche se cresce anche la percentuale di coloro che non sanno indicare quale sia l’entità del problema.
Per quanto riguarda le attività di contrasto della violenza, il 38% pensa che manchino interventi adeguati da parte dello stato, il 24% crede che manchino le strutture adeguate per l’assistenza, il 34% reputa che le leggi siano inadeguate, e solo 2% pensa che lo Stato e le strutture siano sufficientemente presenti. Il restante 2% non ha indicato una preferenza. Inoltre, alla domanda su quali fossero le soluzioni al problema, il 30% ha suggerito di implementare i servizi assistenziali, il 27% un aumento di interventi nelle scuole, il 18% pensa che siano da implementare dibattiti, convegni e conferenze sull’argomento, il 14% crede che andrebbero potenziate le Forze dell’Ordine, e infine il 5% reputa utile distribuire materiale informativo. Si è però ritenuto importante soprattutto lasciare uno spazio in cui coloro che avevano compilato il questionario, lasciassero un commento, un’opinione o un consiglio sull’argomento. Le opinioni sono molte ed eterogenee, ma molte vertono sulla certezza della pena per coloro che commettono violenza, molti sostengono l’importanza di un’educazione familiare e scolastica di impatto, sulla necessità di diminuire i contenuti violenti in televisione. Il commento forse più inaspettato sottolinea come manchino figure di assistenza per uomini, in modo da fermare la violenza alla base.