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Sagre e feste: Macchine da soldi e concorrenza sleale.

Ci permettiamo di confutare le tesi degli degli amici Baldazzi e Cantagalli che tendono a minimizzare il problema legato alla proliferazione delle Sagre e delle feste che indubbiamente, così come strutturate, recano un grave danno all’imprenditoria della ristorazione presente a Imola e in Vallata. Non è livellando verso il basso, come affermano loro, i controlli e gli adempimenti burocratici alle imprese esistenti che si risolve il problema, ma al contrario intensificando i controlli fiscali e sanitari nei confronti di quelle manifestazioni di piazza, sagre a feste che nascono come funghi, in cui molto spesso non vengono rispettati i pur minimi criteri sanitari e di sicurezza, in cui il personale quasi mai possiede l’abilitazione sanitaria per maneggiare e distribuire alimenti. Per non parlare poi degli adempimenti fiscali, praticamente inesistenti per le associazioni che organizzano feste e sagre ma che si fanno opprimenti per le imprese “regolari”. Cosa succederebbe se un ristoratore subisse un controllo e venisse trovato con un bambino a servire a tavola o sparecchiare? Sappiamo bene che è normale, nelle sagre e similari, trovare pletore di minori indaffarati tra piatti e bicchieri, senza seguire le più elementari regole di sicurezza. E cosa succederebbe se un ristoratore decidesse di allestire una cucina sotto gli alberi di un parco con il cibo alla mercè di parassiti, insetti e polvere?

Tutti sappiamo cosa succede durante un controllo ASL nella cucina di un ristorante “regolare”: controllo delle temperature dei frigoriferi, controllo di tutte le superfici lavabili, stato di conservazione dei cibi, stato d’uso di tutti gli utensili e attrezzature della cucina, regolarità di impianti tecnologici.

Noi lanciamo una provocazione: mentre fino ad oggi è stato sufficiente autocertificare l’idoneità tecnica e sanitaria delle cucine “volanti”, si facciano regolamenti comunali che impongono la visita obbligatoria dell’ASL ad ogni manifestazione, sia essa festa di partito o sagra e si imponga l’abilitazione sanitaria a chiunque venga a contatto con i cibi. Si imponga poi una tassa comunale sui ricavi che sia proporzionale agli incassi. Solo così ci si potrà veramente confrontare ad armi pari, e semmai coinvolgere la ristorazione nela organizzazione degli eventi.

E poi, amici Baldazzi e Cantagalli, quale promozione del territorio e dei suoi prodotti si può avere, quando l’unico scopo evidente di alcune feste e sagre è quello di fare il maggior numero possibile di coperti? Quale promozione del territorio e dei suoi prodotti si pensa di fare con camions di funghi porcini comprati nei paesi dell’est, come nel vs caso, oppure con quintali di garganelli di produzione industriale provenienti da Lugo, nel caso della festa codrignanese?

Incontratevi pure con Galassi, ma fate venire anche tutti i titolari di ristoranti della Vallata, solo così avrete la giusta dimensione del danno recato al tessuto economico da quelle che sono diventate ormai solo macchine da soldi…

Manuel Caiconti  

Capogruppo Vallata Libera
Nuovo Circondario Imolese.